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giovedì, 18 Aprile, 2024

Il Rendiconto di Alan Patarga – NÈ FIORETTO NÈ MACHETE, CON LO SPOILS SYSTEM IL GOVERNO MELONI COMINCIA A FARE SUL SERIO

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È una prassi consolidata dal 1998 (Riforma Bassanini), ma mai come stavolta lo “spoils system” che vede i governi avvicendare i vertici tecnici dei ministeri nei primi tre mesi del mandato per scegliere i dirigenti più inclini a seguirne le direttive promette di essere rivoluzionario. Nelle scorse settimane, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha parlato di “machete”: l’arma che serve a farsi largo nel fitto della giungla come metafora di un necessario repulisti tra super burocrati e boiardi di Stato. Le prime mosse dell’esecutivo Meloni non suggeriscono un approccio così “tranchant” (è proprio il caso di dire), ma la sensazione è che il destra-centro non intenda nemmeno affidarsi alla grazia del fioretto.

LA CACCIATA DAL TESORO

Il primo indizio del nuovo corso lo ha dato la decisione di rimuovere Alessandro Rivera dalla direzione generale del Tesoro, cuore del potere del Mef. Per capirci: il ruolo che consentì a Mario Draghi di diventare Mario Draghi, attraversando il crinale tra Prima e Seconda Repubblica fino all’approdo a Bankitalia prima e alla Bce poi. Rivera, che pure poteva contare sul sostegno del ministro leghista e draghiano Giancarlo Giorgetti, non era gradito alla premier Giorgia Meloni. Al suo posto è stato indicato Riccardo Barbieri Hermitte, classe 1958, al Mef dal 2015 e finora capo economista responsabile della Direzione I Analisi Economico Finanziaria, la struttura che effettua le previsioni e predispone materialmente elaborati di primissima importanza come il Def, il Documento di Economia e Finanza, alla base della stesura della legge di bilancio. Barbieri è una scelta interna, ma è allo stesso tempo un ex banchiere d’affari, con alle spalle venticinque anni di carriera nelle principali merchant bank internazionali, da JP Morgan a Morgan Stanley fino a Bank of America e Mizuho International. Un curriculum di prim’ordine che – stando ai rumors di Palazzo – non lo esimerebbe però da un prossimo ridimensionamento. Al governo si starebbe ragionando infatti su uno spacchettamento – c’è chi parla di “scorporo” – del potentissimo Dipartimento del Tesoro, che potrebbe perdere il pregiatissimo pezzo delle partecipate pubbliche. La nuova direzione potrebbe essere affidata ad Antonino Turicchi, attuale presidente di Ita Airways indicato come molto vicino a Fratelli d’Italia e per il quale si ipotizzava fino a qualche giorno fa la nomina poi spettata a Barbieri. Sarebbe Turicchi, dunque, a gestire la partita delle partite: quella delle nomine nelle aziende controllate o partecipate dallo Stato.

IL VALZER DEI BOIARDI

Sono almeno 67 i consigli di amministrazione in scadenza la prossima primavera. Secondo molti, il vero motivo che avrebbe portato il centrodestra a cogliere la palla al balzo della crisi del governo Draghi (innescata dai dubbi di Conte) e spingere verso il voto anticipato. Tanti i nomi di peso destinati a uscire di scena: tra questi, Alessandro Profumo (amministratore delegato di Leonardo, al suo posto andrebbe Lorenzo Mariani), Francesco Starace (che lascerebbe la poltrona all’Enel a Stefano Donnarumma, oggi alla guida di Terna, o a Flavio Cattaneo, ora Italo e prima Rai), ma anche Dario Scannapieco (per la guida di Cassa Depositi e Prestiti si fa il nome di Matteo Del Fante, attualmente al vertice di Poste Italiane). Sicuro della riconferma, si sussurra, solo il gran capo dell’Eni, Claudio Descalzi. In tempi di crisi energetica, meglio non commettere passi falsi.

Un giro di nomine vorticoso e per certi versi rivoluzionario, ma non esattamente una bufera perché a Palazzo Chigi si bada anche agli equilibri. E infatti, per quanto riguarda la partita dell’Alta amministrazione, la linea che ha prevalso è stata quella del cambiamento nella continuità: al siluramento di Rivera hanno fatto da contraltare la riconferma di Biagio Mazzotta alla Ragioneria generale dello Stato e indicazioni considerate fisiologiche come quella di Ilaria Antonini all’amministrazione generale del personale (Dag) o di Riccardo Guariglia che da marzo prenderà il posto dell’ambasciatore Ettore Sequi quale nuovo segretario generale della Farnesina. Così come non sono passate inosservate conferme di peso, in primis quella di Ernesto Maria Ruffini, universalmente considerato vicino all’ex premier Matteo Renzi, alla guida dell’Agenzia delle Entrate. Una strategia avveduta, che nella scelta di Barbieri – capace di unire la conoscenza della macchina del Tesoro alla frequentazione della finanza globale – rispecchia la voglia di un governo, e della sua premier, di voler restare a lungo nella stanza dei bottoni.

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