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venerdì, 19 Aprile, 2024

IL GOVERNO BLOCCA IL MADE IN LOMBARDY. Sprecata l’occasione di fare della Lombardia la locomotiva del Made in Italy

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Furioso Roberto Maroni per la decisione del Governo Renzi d’impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge Impresa Lombardia sulla competitività. E’ stata così bloccata riforma che doveva ridurre la burocrazia e il carico fiscale sulle imprese, introdurre la moneta complementare ed il marchio ‘Made in Lombardy’ per certificare la provenienza dei prodotti.

“È una decisione incomprensibile – si lamenta Maroni – ci opporremo davanti alla Consulta. Era stata approvata all’unanimità anche con il voto del Pd”. Cocente la delusione del Governatore, che dava la cosa per fatta, dopo la lettera inviata al premier in cui elencava una serie di chiarimenti ai rilievi espressi da diversi ministeri che, secondo la Regione, “consentivano di escludere la prospettata impugnativa della legge”. Lo stop di palazzo Chigi è arrivato quindi del tutto inatteso.

Invece, come un fulmine a ciel sereno è arrivato il comunicato dei Consiglio dei ministri che spiega: “alcune disposizioni della legge regionale producono effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci garantita dall’ordinamento europeo, in violazione degli obblighi comunitari previsti dall’articolo 117 della Costituzione”.

Quello cui si fa riferimento è il riconoscimento del marchio Made in Lombardy  da apporre sui prodotti lombardi. Per il governo anche le novità introdotte dalla legge LombardiaImpresa contrastano sono in conflitto con le leggi dello Stato. “Dato che, sempre secondo l’articolo 117 della Costituzione, la tutela dell’ambiente e i livelli essenziali delle prestazioni sono di competenza dello Stato”

La normativa approvata all’unanimità dal Consiglio regionale lo scorso febbraio, come precisato da Maroni:  ”Rappresentava un’altra riposta concreta della Regione al mondo delle imprese in difficoltà”. Una legge bipartisan come si deduce dalla difesa che ne fa il  segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri: “Rimaniamo convinti che servano delle norme per migliorare la competitività lombarda. Quindi si lavori in modo proficuo per costruire un percorso con il governo per le modifiche necessarie. Alcuni aspetti come ilMade in Lombardy o la moneta complementare avevamo detto che non ci convincevano fino in fondo, ma le avevamo accettate per dare più forza al provvedimento”.

Ora la bocciatura  del Governo, darà sicuramente origine a un nuovo scontro istituzionale dopo quelli sul futuro di Malpensa e sui finanziamenti per le infrastrutture. Rimane da chiarire la questione della moneta complementare. Non è stata menzionata nel comunicato e la giunta ha recentemente approvato un bando per individuare un privato cui affidare la sperimentazione di del circuito di compensazione di crediti e debiti delle imprese. Uno strumento che poteva dare ossigeno a molte imprese in difficoltà di cui ora non si sa più il destino.

L’assessore regionale alle Attività produttive Mario Melazzini,  conferma che la Regione solleverà il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale. Avvertendo che “l’impugnativa del governo va a colpire in maniera inaspettata e per certi versi inspiegabile una legge nata dall’esigenza di dare una riposta concreta alle imprese”. Al governo l’assessore ribatte che “l’introduzione della Comunicazione unica regionale non si pone in contrasto con la normativa statale, ma anzi costituisce un ulteriore livello di semplificazione”.

L’impressione è che si tratti di un brutto colpo per gli imprenditori lombardi e per l’economia dell’intera regione, che il Governo ci avrebbe potuto risparmiare.

La Critica

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