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giovedì, 28 Marzo, 2024

IL CINEMA TRA CRISI COVID E NUOVI CAMBIAMENTI: il regista e produttore Salvatore Romano racconta il momento delicato

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di Gabriele Rizza

La pandemia ha fatto strage di tanti settori economici e culturali, incluso il settore audiovisivo, già in fibrillazione e cambiamento per via dell’avvento dello streaming e dell’avanzata delle serie. Ne abbiamo parlato con Salvatore Romano, regista e produttore calabrese. Tra i suoi film ricordiamo Liberarsi: figli di una rivoluzione minore sui moti di Reggio Calabria del 1970 di cui è produttore e regista, La croce e la stella sul campo d’internamento di Tarsia durante la guerra e il prossimo anno uscirà L’incontro.

Che anno è stato per il settore cinematografico? Quanto è stato difficile lavorare?

«Il 2020 è stato un anno tremendo per tutto il settore cinematografico e audiovisivo, la chiusura di cinema e teatri ha segnato profondamente coloro che fanno questo lavoro. Privare il pubblico della possibilità di assistere ad uno spettacolo nella sua naturale sede non può che avere effetti negativi. Chiaramente c’è stata un’interruzione delle produzioni cinematografiche e audiovisive che ha provocato gravi problemi economici e logistici, e laddove poi si è ripreso a girare ci sono state delle difficoltà perché si è dovuto osservare in modo molto rigido tutto il protocollo anti- covid. Questo ha anche portato ad una maggior sensibilità riguardo ciò che si girava e anche ad un maggior impegno artistico per trovare delle soluzioni alternative che fossero altrettanto efficaci, dovendo fare a meno magari di scene intime tra attori».

Quali sono gli aiuti al settore? Sono sufficienti o almeno sulla strada giusta?

«Gli aiuti al settore cinematografico ci sono e sicuramente hanno cercato di tappare quei buchi creati dall’interruzione delle produzioni e della programmazione nei cinema. Non sono sufficienti perché si è tratta di una crisi non prevista con delle conseguenze che si protrarranno per alcuni anni. Sono stati dati dei bonus ai lavoratori dello spettacolo perché molti rimasti senza lavoro. Si è cercato a livello centrale di facilitare tutte quelle patiche che molte società di produzione avevano presentato al ministero rendendo più flessibile il sistema del tax credit e degli incentivi fiscali. Occorre individuare un sistema uniforme che possa cercare di avvantaggiare non solo le grosse società di produzione, che magari avevano delle risorse per continuare a vivere di questo lavoro in maniera molto più forte di altre società».

Andando oltre: l’industria del cinema è sempre più dominata dalle serie. Secondo lei, questo quanto va a cambiare secondo lei “l’arte cinematografica” e di conseguenza il mercato del settore?

«Oggi l’industria cinematografica e audiovisiva in generale, va sempre di più nella direzione di produrre delle serie, che non sono più solo per TV perché oggi è possibile vederle tramite i canali streaming e i dispositivi elettronici. È un fenomeno esistente da alcuni anni, sta prendendo sempre di più il sopravvento e sta anche influenzando gli autori da un punto di vista artistico. Questo ha messo in crisi il prodotto film: oggi un film classico fatto per essere visto al cinema è in crisi, non soltanto per i contenuti ma anche per la distribuzione: sono sempre meno i film che arrivano al cinema. Sono pochi quelli che vengono distribuiti in modo decente e di conseguenza molti preferiscono vedere una serie a casa. Quello che sta venendo meno è la concezione del film d’autore, dell’autore che imponeva, in modo giusto o sbagliato, la sua idea obbligando lo spettatore a vedere cosa andava di moda e cosa era prevalente in quel periodo. Gli autori oggi si devono adeguare ai cambiamenti in atto per non mettere ancora di più in crisi l’industria cinematografica».

Le piattaforme streaming prendono sempre più piede: quanto mette in pericolo la sala cinematografica, da sempre luogo di socialità e cultura?

«Le piattaforme streaming sono il futuro della cinematografia, si stanno affermando in modo inesorabile. Lo abbiamo visto nei mesi di lockdown, alcuni film che non sono usciti al cinema sono usciti in streaming. Questo rappresenta un grande cambiamento che metterà ancora di più in crisi la fruizione di un film in sala, ma deve essere un fenomeno che va adattato e rivisto perché la sede naturale di un film è la sala cinematografica. Un film che esce per il cinema, ma poi viene trasmesso solo in streaming è qualcosa di triste perché perde il suo valore artistico, della fotografia, del suono e di tutte quelle tecnologie digitali che negli ultimi anni hanno raggiunto vertici notevoli e che rappresentano anche una libertà di espressione da parte degli autori. Anche io mi servo dello streaming, sulla nuova piattaforma Amica Film, è uscito il mio film Liberarsi. Devo dire che lo streaming rappresenta una grande libertà per gli autori che non hanno la possibilità di uscire in sala. Se si riuscisse a trovare un equilibrio tra esigenze artistiche e libertà di espressione, le piattaforme potrebbero essere una grande possibilità per il futuro, senza peggiorare e pregiudicare la fruizione di un film in sala».

Infine, le chiedo una riflessione sulla sua terra, la Calabria, appena ripiombata in lockdown.

«Sono preoccupato per il nuovo lockdown in Calabria. Mi auguro che i calabresi possano capire con questa situazione che devono rialzarsi e vedere il futuro in modo diverso, che possano scegliere i rappresentanti in modo più lucido e capire che non è sempre colpa degli altri, ma anche nostra che non riusciamo a reagire quando la situazione lo richiede. Dobbiamo avere fiducia nelle persone che meritano. Possiamo dare tantissimo».

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