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venerdì, 19 Aprile, 2024

Il caso Fedez: politica intimidatoria

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Fedez, giovane e famoso rapper, sale spesso agli onori delle cronache in questo periodo per le sue prese di posizione politiche, oggetto di critiche pesanti e di attacchi da parte di diversi esponenti dei partiti e non solo. Negli ultimi giorni si è però arrivati davvero a un punto di bassezza che in un paese democratico non dovrebbe essere nemmeno immaginabile.

Ma partiamo da qualche mese fa, quando il cantante ebbe modo di scontrarsi con il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. Fedez fu bersagliato da una sassaiola di tweet da parte di Gasparri dal tenore non esattamente politicamente corretto. Anzi, potremmo pure dire che “maleducazione” e “squallore” siano termini indicati per descrivere l’atteggiamento del senatore. La causa scatenante fu una foto del cantante con lo slogan “#Stopinvasione della Lega Nord! Io accolgo migranti in casa. Gratis!”.

Ecco i commenti gasparriani:

Cioè questo coso dipinto ha avuto qualcosa da ridire?.

Indubbiamente quel #cosodipinto ispira pena, si fa orrore e si nasconde a se stesso.

Uno che tratta così il suo corpo chissà come ha trattato il cervello, credo sia già una gioia non essere ridotti come lui.

Credo che la mancanza di civiltà di queste dichiarazioni sia palese, soprattutto se si considera che quel “coso dipinto” è un cittadino italiano, uno di quelli che pagano, con le tasse, il lauto stipendio e i privilegi di Gasparri. La risposta del rapper non si fece attendere. Con un tweet assai più composto ed educato di quelli del bulletto parlamentare, Fedez rimetteva le cose a posto scrivendo:

Caro Gasparri, io sono sporco all’esterno ma giudicare le apparenze è l’atteggiamento tipico di chi è sporco dentro.

Lo scambio di tweet tra Maria Pia, fan di Fedez e Gasparri.
Lo scambio di tweet tra Maria Pia, fan di Fedez, e Gasparri.

L’affare non finì lì, purtroppo, e il buon Maurizio non si fece scappare un’altra bella occasione di fare la figura dell’incivile rispondendo a una fan, che difendeva il rapper, sfottendola per la sua forma fisica. Ditemi voi se prendere in giro una ragazzina adolescente sovrappeso sia cosa degna di un uomo e, ancor peggio, di un senatore. Per un caso del genere in un paese civile si sarebbero chieste le dimissioni di Gasparri. In Italia finì tutto a tarallucci e vino.

Passano i mesi e Milano si anima per l’expo. Il 5 maggio, durante una manifestazione contro l’evento, i black bloc misero a ferro e fuoco la città distruggendo automobili e imbrattando muri. La polizia assistette impotente, senza intervenire, permettendo ai delinquenti di sfasciare tutto. Fedez fu accusato dalla stampa di regime di essere dalla parte dei vandali perché aveva espresso posizioni favorevoli ai no-expo. Peccato che le sue posizioni fossero non-violente e del tutto diverse da quelle dei black bloc. Essere contrari all’expo non significa voler distruggere tutto. Ma per la stampa di regime chiunque sia contrario alle idee e agli interessi del potere costituito è un terrorista. La palma del commento più bieco e vergognoso, però, va al COISP, il sindacato di polizia, quello stesso sindacato che ha difeso a spada tratta gli assassini di Federico Aldovrandi. Alla dichiarazione del cantante in cui si chiedeva come mai i violenti di Milano abbiano agito impunemente mentre a Bologna manifestanti pacifici venivano caricati dalla polizia, il COISP rispose insinuando l’idea che Fedez fosse omosessuale. Ecco le battute del “dialogo”:

Fedez: Milano Black Bloc in totale libertà di agire, oggi Bologna donne precarie caricate dalla polizia. Invertito gli ordini?

Coisp: Senti da che pulpito! Di “invertito” c’è solo qualcos’altro.

Vi sembra possibile che un’istituzione dia una simile risposta? A me no. Mi chiedo che razza di paese sia quello in cui un sindacato di polizia si permette di rispondere così a un cittadino senza che i responsabili siano sanzionati.

Lasciamoci alle spalle i disordini di maggio e veniamo ai fatti di questi giorni. I mezzi di informazione sono stati molto solleciti nel riportare la notizia di una rissa in un locale (il Just Cavalli) dove il rapper avrebbe fatto a botte e lanciato una bottiglia, ferendo una ragazza. Secondo la versione ufficiale Fedez avrebbe più volte urlato “Io sono un vip” come se questo gli permettesse di fare il gradasso.

La versione del rapper è però piuttosto diversa. Da quel che racconta, lui si è avvicinato alle persone che litigavano sentendo che c’era una ragazza ferita da una bottiglia, per soccorrerla. Chiamata l’ambulanza (e le forze dell’ordine in conseguenza) il rapper sarebbe stato colpito da uno dei presenti, infervorato dalla rissa. Le forze dell’ordine, una volta giunte, lo hanno accusato di essere stato lui a lanciare la bottiglia incriminata e di aver quindi causato i disordini. Non mi dilungo a raccontare ulteriormente, lasciando che sia il video che Fedez ha registrato e postato su facebook a riportare i particolari. Pare comunque che siano già partite le opportune denunce e che il cantante abbia le prove di quanto afferma. Vedremo come finirà.

Il caso Fedez è solo l’ultimo dei molti in cui chi si pone fuori dal coro, chi sostiene tesi e idee sgradite al potere viene attaccato a ogni occasione, insultato e diffamato. A quanto pare nel nostro paese se la si pensa in modo differente ci si deve guardare le spalle. Anche senza le accuse recenti, non si può che rimanere costernati davanti agli insulti provenienti da rappresentanti delle istituzioni che dovrebbero ascoltare, servire e difendere il cittadino e non certo insultarlo e minacciarlo! Se la versione dei fatti data dal cantante si dimostrerà vera (la cosa non mi stupirebbe) ci troveremmo davanti a una prevaricazione di stampo fascista. Mi preoccupa non poco l’idea che una persona innocente possa essere accusata e diffamata gratuitamente e con leggerezza. Senza considerare il sospetto che la sollecitudine dei media nel diffondere la notizia sia dovuta a questioni ideologiche e politiche, alla volontà di affossare un “nemico” demolendone l’immagine e ricoprendolo di fango. Come mai i giornalisti non hanno ascoltato, come si suol dire, l’altra campana? Fedez è un personaggio famoso, non credo che ai vari giornali e alle varie TV manchino i suoi contatti o i mezzi con cui trovarli. Mi chiedo inoltre se avessero fatto lo stesso se il protagonista della faccenda fosse stato un qualche politico di maggioranza o comunque uno allineato col potere.

Fedez è l’ultima vittima di un sistema di “picchiatori fascisti” che attaccano e infangano le persone perché non hanno modo di ribattere alle idee. È stato il caso di Boffo, direttore dell’Avvenire, della ministra Kyenge, attaccata per il colore della sua pelle, ed è il caso ora del rapper milanese. Questo clima mi inquieta. Mi sembra che l’Italia stia sempre più scivolando verso una dittatura mascherata che non permette l’espressione di idee contrarie al potere, sia esso politico o economico, se non a caro prezzo. Fedez dice nel suo video che comincia ad avere paura. Non posso che essere solidale con lui e dire che anche io condivido le sue preoccupazioni.

Enrico Proserpio

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