La guerra, già di per sé, rappresenta un orrore vero e proprio, ma quello che accade in Nigeria, è un vero incubo.
Un’indagine avviata nei confronti dell’esercito nigeriano ha rivelato che, dal 2013, sono stati causati volutamente circa 10.000 aborti, a discapito delle donne islamiche, per tener fede ad un programma segreto dell’esercito.
Non è quindi solo il terrorismo islamico a mietere vittime nel nord-est nigeriano, ora, ad alimentare il terrore, vi è un vero e proprio programma di aborto sistematico illegale.
Dalle testimonianze è emerso che la maggior parte delle vittime veniva imprigionata e violentata dalle milizie islamiche.
Molte di loro, tra i 12 e i 18 anni, una volta rimaste incinte, venivano costrette all’aborto, mentre, per quelle maggiorenni, il più delle volte, l’aborto veniva praticato all’insaputa della vittima.
Secondo una credenza nigeriana, i figli dei jihadisti di Boko Haram sono uomini predestinati ad utilizzare le armi contro il governo nigeriano e pertanto i militari, interrompendo quasi 10.000 gravidanze accertate, e altre 2000 in dubbio, avrebbero fermato, secondo loro, quella che poteva rappresentare la nascita di un nuovo esercito ostile.
Le metodologie dell’aborto vanno dalla somministrazione di iniezioni e pillole, a operazioni chirurgiche, molte donne avrebbero perfino perso la vita a seguito degli interventi.
Il generale Luki Irabor si dichiara completamente estraneo a tali testimonianze e respinge le accuse rivolte a lui e al suo esercito, accusando i media del mancato interesse in merito ai risultati positivi che i militari hanno raggiunto, come la liberazione delle 275 ragazze che furono rapite nel villaggio di Chibok nel 2014 e tra queste 200 furono riportate a casa. Questo non è però bastato a far abbassare l’ascia di guerra ad Antonio Guterres, il segretario generale dell’ONU, che ha chiesto al presidente nigeriano Buhari di lanciare immediatamente un’indagine indipendente per identificare i responsabili di tale scempio.
La situazione è molto complessa in Nigeria, tanto che negli ultimi tre anni, a seguito della liberazione di molte ragazze, alcune di loro si sono sposate e hanno avuto dei figli proprio dai comandanti della setta jihadista. Questo purtroppo è frutto dell’indottrinamento ricevuto durante il periodo di prigionia.
Le indagini sono ancora in corso, ma ciò che è certo e che la Nigeria, dall’inizio del conflitto del 2009, conta oltre 40.000 vittime ed oltre 2000 profughi, e tutti, in particolar modo donne e bambini, vivono in uno stato di prigionia.
di Daniela Buonocore