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venerdì, 19 Aprile, 2024

Finocchio, una lunga storia della gastronomia. Fra mitologia e inganni

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di Martina Grandori

Il finocchio? È un mito, senza di lui non avremmo la civiltà. Fu infatti proprio grazie a una pianta di finocchio che Prometeo riuscì a rubare il fuoco al suo divino cugino Zeus mettendo a segno il più grande furto di tutti i tempi. Il re degli dèi fu beffato dall’astuto parente che, arrampicatosi sull’Olimpo, nascose una scintilla della sacra fiamma proprio nella cavità di un gambo di finocchio selvatico e ne fece dono agli uomini. Zeus andò su tutte le furie, lo incatenò ad una rupe ai confini del mondo per farlo poi sprofondare nel Tartaro. Prometeo divenne simbolo della lotta per il progresso e della libertà contro il potere, nonché  il padre fondatore della gastronomia: il finocchio da crudo diventa cotto. Da quel momento la storia del finocchio è entrata a far parte della storia della cucina. Nato prima come selvatico (tutt’oggi disponibile, ma meno diffuso), progenitore del finocchio dolce che troviamo oggi ovunque, veniva coltivato in Europa mediorientale già intorno al 1500. Croccante, composto al 90% di acqua, ricco di fibre, ha importanti proprietà digestive (un classico la tisana ai semi di finocchio), depurative, diuretiche, alleato del cuore e contrasta gonfiori addominali. Non manca il pieno di vitamine: A (aiuta vista e retina) e C (importante anche per ridurre la pressione arteriosa e per le difese immunitarie) e alcuni gruppi della vitamina B. Economico, praticamente senza scarti (basta imparare ad usarlo nella sua totalità), ottimo sia crudo che cotto e per alcuni chef creativi, anche buono come ingrediente per un dessert, il finocchio raccoglie anche un’etimologia antica che lo associa agli omosessuali. 

L’origine del termine “finocchio” usato per descrivere un uomo dalla bellezza effemminata la ritroviamo nell’Antica Grecia. Ecco perché. La pianta del Foeniculum era sacra al Dio Adone, un giovane dalla bellezza unica amato sia da uomini che da donne. Nei riti a lui dedicati, oppure nei riti dedicati a Dioniso, dio dell’ebrezza e frenesia (anche sessuale), i sacerdoti tendevano a indossare corone di foglie di finocchio e abiti femminili, avevano visi truccati da terre colorate e ballavano festeggiando tutto il giorno. Sempre nell’Antica Grecia il finocchio era somministrato ai giovani che avevano problemi nelle prestazioni sessuali poiché i semi di questa pianta, secondo medici e botanici dell’epoca, era in grado di risvegliare l’appetito sessuale e accrescere la produzione di sperma. Ecco svelato l’arcano. Ma c’è un’altra espressione legata a questa verdura ed è “infinocchiare”. Perché? Il finocchio altera la funzionalità delle papille gustative, quindi, dopo aver mangiato finocchio, tutto sembra più buono e più dolce. Nell’antichità, gli osti poco onesti offrivano

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