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giovedì, 25 Aprile, 2024

Cosa succede nella mente umana in quarantena?

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di Veronica Graf

Il Coronavirus sta avendo un importante impatto psicologico sulle persone. Fa sentire impotenti dinanzi a qualcosa di sconosciuto, rende vulnerabili e questa solitudine forzata, che ci limita nel fare ciò che vogliamo, inizia ad essere un problema. 

Il disorientamento può essere riconvertito, gli esseri umani sono in grado di adattarsi a tutto, ma hanno bisogno di tempo e motivazioni. Gli ultimi avvenimenti non hanno però lasciato il tempo per adeguarsi a ciò che ci era ignoto: la mente umana, infatti, procede per assimilazione, ciò che è nuovo viene accettato o meno a causa della sua somiglianza a qualcosa che già conosciamo e questo ci rassicura perché ci da dei riferimenti per affrontare la novità. E’ un meccanismo automatico, utilissimo nella quotidianità ma talvolta fallace perché induce in errore, come se ci facesse fare in fretta ma sbagliando.

Ciò che vediamo adesso non assomiglia a nulla che abbiamo già sperimentato; la gran parte di noi che non ha conosciuto la guerra, che non ha sperimentato la paura di nemici invisibili, sconosciuti e subdoli, non ha riferimenti su cui appoggiarsi, Ciò può terrorizzare o lasciare attoniti. Dobbiamo trovare le motivazioni e adeguarci a ciò che bisogna fare, ri-imparare a stare con pochi cari o anche da soli. Gli strumenti non mancano, è la comprensione che scarseggia.

L’essere umano è molto versatile e sa adeguarsi alle situazioni più diverse ed estreme. I nostri nonni hanno conosciuto due guerre, la fame e le persecuzioni, ci hanno messo del tempo pure loro ma sono riusciti ad adattarsi col tempo. Possiamo cercare di resistere anche noi e trovare nella consapevolezza che è la cosa giusta da fare e soprattutto che avrà un termine. Approfittiamone ed impegniamoci in ciò che ci siamo sempre lamentati di non avere mai il tempo di fare.

Molti parlano di psicosi, ma in realtà la psicosi è una patologia psichica con caratteristiche precise e non è corretto utilizzare un termine clinico in maniera impropria. Ciò che accade non è frutto di psicosi, è paura oppure opportunismo egoista. 

Il ruolo dell’informazione è fondamentale, sono relativamente pochi quelli che hanno esperienza diretta di contagio o di familiari contagiati. Proprio per questo bisogna misurare l’informazione e veicolarla in modi comprensibili, univoci, non contraddittori, precisi e che insegni a rispettare le regole.

L’informazione deve essere chiara. Al contempo, deve essere accuratamente dosata, poca crea caos e troppa pure. Inoltre va gestita: in casi come questi più si danno fake news che generano il panico possa salvare un medico in corsia. 

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