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martedì, 16 Aprile, 2024

CONSULTAZIONI E POI? Conte ter

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Si apre la passerella delle consultazioni del capo dello Stato, in perfetto stile prima repubblica. Certe cose da noi sono dure a morire; accordi intrighi, gruppi parlamentari che nascono: europeisti, maie, Fidelisti, sanfedisti, guelfi e ghibellini. La solita vecchia politica che era stantia 30 anni fa, adesso è decrepita. Un paese normale ha bisogno di un governo che governi, che non viva di espedienti ma di solide realtà (elettorali). La solida realtà si chiama consenso popolare, quindi elezioni. L’emergenza pandemica non è altro che una scusa.

Il sistema è vivo e vegeto, riesce a farsi odiare dai cittadini, bloccato nelle sue articolazioni. Conte ter? Da più parti lo dicono, tutti pronti a lottare per non andare a casa. Faranno di tutto, scapperanno dai gruppi di appartenenza quelli nei quali hanno chiesto un mandato popolare; vorranno però fare altro, tanto nessuno può dire nulla, fino a quando non si vota, unico paese nel quale il parlamentarismo esasperato blocca ogni attività di governo. Anzi, il governo diventa ostaggio nel parlamento che, in base agli umori e le convenienze, decide anche di non decidere. Mentre il paese richiede decisioni, il parlamento vuole indecisioni, ovvero governi che non decidono e che non possono decidere poiché si reggono su una manciata di voti e senatori a vita. A questa vecchia maniera, si antepone l’unica via della democrazia: il voto. Quello di coloro che devono decidere, gli italiani. Poiché se non decidono loro, chi può decidere al posto loro? Solo altri, quelli fuori dai confini nazionali, che come Metternich, cancelliere austriaco, consideravano l’Italia un’espressione geografica.

Allora meglio sbagliare da soli, meglio che i cittadini si sbaglino votando quelli sbagliati, che farsi dire da altri cosa è bene per l’Italia. Continuino pure le consultazioni, retorica e galateo istituzionale inutile e spesso dannoso per il paese. All’Italia serve un governo eletto dal popolo, non dai trasformismi di palazzo.

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