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venerdì, 19 Aprile, 2024

#conosciiltuosguardo. RESILIENZA

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Questa settimana voglio riproporvi, aggiornata ed approfondita, una profonda riflessione del filosofo-psichiatra austriaco Viktor Frankl. È stato un uomo esperto di sofferenza, e non solo perché a questa tematica ha dedicato tanti studi e tanti libri ma perché ha vissuto la mostruosità dei lager e lì ha saputo trovare un senso anche a quel male gratuito e privo di senso generato dal nazismo. Frankl non è solo un uomo esperto di sofferenza, è un uomo esperto di “interpretazione della sofferenza”. Ha saputo resistere trovando l’atteggiamento migliore di fronte all’inferno del campo di concentramento, per non cadere nella disperazione, per non far cadere gli altri nella disperazione. 

Non aggiungo altro. Meditatelo con calma e se è necessario rileggetelo più volte. Fate tesoro di questi consigli. 

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Scrive: «Noi realizziamo il senso della nostra esistenza, la inondiamo cioè di senso, mediante la realizzazione dei valori. Una tale realizzazione di valori è possibile in triplice forma: la prima possibilità consiste nel creare qualcosa, nello strutturare e formare il mondo; la seconda consiste nell’esperienza di alcunché, in ciò che si prende dal mondo, nell’accoglienza della bellezza e della verità dell’essere; la terza è rappresentata dalla sofferenza, dal modo in cui si sopporta l’essere, il destino». 

Potresti chiederti: “In che modo sopporto la sofferenza che non posso togliere?”. Oppure: “Cosa posso trarre, di vantaggioso per me, da questo dolore?”. 

Delle volte non sappiamo rispondere a nessuna di queste due domande, né ad altre simili, in quel caso non possiamo far altro che “restarne” totalmente immersi e lasciarsi attraversare da quel che, apparentemente, sembra distruggerci. «La fine della sofferenza è il contatto con la sofferenza», diceva Budda. A volte dobbiamo lasciarci uccidere, disintegrare, distruggerci, per trovare la parte autentica di noi stessi. Il dolore, anche quando viene da menzogne e ingiustizie, fa sempre verità, fa la verità. Aristotele scriveva che «Il male, quando è estremo, distrugge anche se stesso perché non ha più nessun bene da intaccare». Per quanto all’apparenza sembri il contrario, è il bene che la vera sostanza del mondo, non il male. Ciò che è sostanza non può essere distrutto totalmente. Il male distrugge solo il “bene superficiale” non quello profondo, reale, basico, costitutivo. Per quanto il male si pensi possa essere tirannico, in realtà, è un misterioso servizio al bene. 

Continua Frankl: «La realizzazione di valori attraverso l’accettazione delle sventure della vita dimostra che, quando si è impossibilitati a realizzare ‘i valori creativi’ ed i ‘valori di esperienza’, si ha la possibilità di realizzare un’altra categoria di valori mediante l’assunzione di un giusto atteggiamento di fronte alla limitazione delle possibilità: i ‘valori di atteggiamento!’. In tal modo la forzata rinuncia rappresenta un possibile accesso verso quelle più alte possibilità di senso che solo la sofferenza porta in sé. 

Non è facile esporre la ricchezza di senso contenuta nella sofferenza. Le possibilità di valore contenute sia nell’attività creativa che in quella esperienziale possono essere limitate e, quindi, esaurirsi; le possibilità insite nella sofferenza non hanno alcun limite. Proprio per questo i valori di atteggiamento sono ad un livello etico superiore rispetto alle altre due categorie di valori. […] Per realizzare i valori di atteggiamento c’è bisogno non solo di una capacità creativa e di una capacità esperienziale, ma anche della capacità di soffrire. L’uomo non ‘ha’ tale capacità […] deve acquistarsela, deve guadagnarsela: se la deve soffrire» Frankl V. E., Homo Patiens. Soffrire con dignità, 76-77. 

L’uomo che è riuscito ad acquisire forti “valori di atteggiamento”, valori basati su una resilienza intelligente che non sa solo sopportare con gli occhi chiusi ma sa trasfigurare il dolore ineliminabile in un senso più alto, e riesce a farlo in modo dignitoso, vuol dire che è entrato nella beatitudine dei poveri in spirito. La beatitudine di coloro che vivono totalmente consegnati al Padre e sanno che tutto concorre al loro bene. La beatitudine di coloro che sanno creare un senso anche dove non c’è. 

«Quando soffia il vento del cambiamento alcuni alzano muri, altri, invece, costruiscono mulini a vento», dice un proverbio cinese. 

di Angelo Portale

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