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giovedì, 18 Aprile, 2024

#conosciiltuosguardo. LA FEDE NON È PRIGIONE MA EMANCIPAZIONE E RISCATTO

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di Angelo Portale

 

Concludiamo questo lungo percorso che ci ha visto riflettere su peccato, paura, angoscia, egoismo, demonio, schiavitù. Lo concludiamo in modo sui generis e prendendo in considerazione solo una parte delle parole di San Paolo, decontestuandoli e interpretandoli in modo libero. «Il demonio tiene schiavo l’uomo mediante la paura». La paura è un’emozione naturale che ci ha salvato, durante l’evoluzione, da tanti pericoli. È però un’emozione talmente forte e viscerale che, se non controllata, può diventare dannazione, perdizione, rovina.

In questo articolo inserisco nello stesso campo semantico tutti i concetti di cui finora ne abbiamo invece distinto la significazione. Uso quindi come sinonimi paura, ansia, angoscia, timore, preoccupazione, inquietudine, turbamento, ecc.

Già l’uomo, per la sua debolezza, facilmente si incastra in questi stati d’animo, ingigantendo i problemi e paralizzandosi quasi autonomamente. Essi difettano tutti di una cosa necessaria per vivere: la fiducia. Che sia verso Dio, verso la vita, verso se stessi, verso gli altri, qui poco importa. È un altro il mio scopo.

L’uomo cade spesso nelle voragini della paura, dell’ansia, della depressione. Ci cade a causa degli eventi e ci cade a causa del fatto che li interpreta in modo negativo. Purtroppo.

Ora rientriamo in una visione di fede cristiana, teniamo in considerazione la realtà dell’esistenza del demonio e ripensiamo a quanto detto sopra: «Il demonio tiene schiavo l’uomo mediante la paura».

L’uomo non può vivere costantemente impaurito, continuamente nell’ansia. Chiedete a chi soffre di disturbi d’ansia generalizzata e depressione e vi risponderà quanto sia terribile vivere sempre sotto questo torchio che disgrega ogni certezza e fa stare in uno stato tremendo di apprensione che toglie le forze, l’entusiasmo, la creatività, la leggerezza, che non fa godere quasi mai delle piccole gioie quotidiane e rinchiude dentro un carcere in cui ci si sente infinitamente distanti dagli altri, condannati dentro l’angoscia o la paura che in quel momento distrugge la testa e abbatte i nervi. Sembra come di stare in un altro mondo, separati, accanto agli altri ma infinitamente distanti. Nulla colpisce, nulla tocca, nulla è significativo. E quanto più quelli del mondo cosiddetto “normale” cercano di incoraggiarti, tanto più tu, nel mondo “non normale”, ti senti ancora più incompreso e distante. È un vero e proprio inferno. Ecco, il demonio va in cerca di questi stati d’animo per aumentare il carico!

L’ansia in un certo senso è anche mancanza di fede. E il diavolo, più smonta la nostra fiducia in Dio, nella vita, in noi stessi, negli altri, più può destabilizzarci. Ma l’uomo non può vivere costantemente in uno stato di incertezza! La paura è non vita, perché la vita vuole anche il rischio e il rischio è fede, fiducia. Chi vive nella paura non può rischiare, non può vivere, è paralizzato, non riesce a trovare coraggio. Nel libro del profeta Isaia ci sono due versetti che a me aiutano tanto a ritrovare un po’ di pace: 1. «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza»; 2. «Ma se non crederete, non avrete stabilità». Abbiamo tutti bisogno di affidarci di più, per alleggerirci di quel pesante carico, reale o immaginario, che continuamente ci schiaccia. Dio libera, non schiaccia. Il demonio schiaccia invece, e noi, bravi a scoraggiarci, lo aiutiamo spesso. La fede non è prigione ma emancipazione e riscatto.

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