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venerdì, 19 Aprile, 2024

Avviata la prima centrale nucleare negli Emirati Arabi: addio sostenibilità

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di Veronica Graf

La notizia è apparsa sui siti di tutto il mondo i primi di agosto, a Braka, gli Emirati Arabi Uniti hanno avviato la prima centrale nucleare del mondo arabo.

Lo ha annunciato il premier Mohammed bin Rashid al-Maktoum l’impianto, soddisferà il 25% dell’intero fabbisogno energetico nazionale. La scelta è legata alla necessità di prepararsi alla fine dell’era del petrolio, ma è in netto contrasto con quell’immagine di paese green che gli Emirati vogliono dare.

Nella culla del petrolio è stata messa in servizio la prima centrale nucleare del Paese e di tutto il mondo arabo. Per adesso è attivo un solo reattore da 1400 MW, ma entro il 2021 entreranno in funzione anche gli altri tre che compongono l’impianto, per una potenza complessiva di 5600 MW.

Alex Soroxin, ex ingegnere nucleare e consulente energetico internazionale, spiega: “è una scelta tradizionalista, un modo per aumentare il proprio peso politico-militare nell’area, dimostrando di essere in possesso di tecnologia nucleare”. Ma la notizia preoccupa: “Il Medio Oriente è spesso coinvolto in conflitti, è una zona rischiosa per la tenuta in sicurezza dei reattori nucleari – dichiara Sorokin – basta che il lancio di un missile colpisca la struttura, per rilasciare nell’ambiente emissioni fortemente radioattive su larga scala”.

Uno scenario terribile. E pensare che Dubai sponsorizza molto il suo quartiere Sustainable city, pubblicizzato come energeticamente pulito ed efficiente, ad Expo di Milano 2015 hanno portato solo tecnologie green all’avanguardia, come sistemi di desalinizzazione o di condensazione dell’acqua dalle nubi del deserto. Con questo impianto nucleare gli emiri puntano a soddisfare il 25% dell’intero fabbisogno energetico nazionale.

E se il nucleare diminuisce in Europa occidentale e Nord America, sembra fare gola a molti altri paesi come Pakistan, India, Iran. Colpisce il report pubblicato da RES4Africa Foundation, in collaborazione con Enel Green Power, che mostra come negli ultimi dieci anni, solo il 2% delle energie rinnovabili a livello mondiale è stato installato in Africa, un continente pure ricco di sole, vento, laghi. Ma Sorokin è ottimista, perché “se nei decenni scorsi l’utilizzo delle fonti rinnovabili era ben più costoso delle fonti fossili, oggi la loro tecnologia è diventata competitiva”. Le agende politiche internazionali dei prossimi anni saranno determinanti, “per adesso, il nucleare soddisfa il 10% del fabbisogno energetico mondiale ma le rinnovabili raggiungono il 25%”

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