di Abbatino
Una favola nuova o una favola antica, quella de La Storia Infinita. Atreju, l’eroe del fantasy film combatteva contro il nulla che avanzava. Il nulla, che riesce meglio a dominare chi non crede in niente. Ma Atreju è anche diventata negli anni la kermesse della destra politica, senza bandiere e senza simboli, ma ricca di dibattiti e incontri che ogni anno si sono fatti sempre più serrati e densi di spunti politici. La festa si è chiusa dopo una settimana piena di incontri culturali e tematici, con un finale degno di un partito, Fratelli d’Italia, che si candida a non essere più una riserva indiana, ma una forza matura di governo, incarnata oggi in un leader, domani in un probabile Presidente del Consiglio donna, la prima. Solo Giorgia Meloni sembra pronta a questa sfida. Sta già accreditandosi a livello internazionale, addirittura tra gli ospiti c’era l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani e un rappresentante del Likud israeliano. Inoltre erano presenti notevoli esponenti delle forze politiche della destra europea, partiti fratelli del movimento della fiamma tricolore. Cosa ci voleva per attirare ancora di più l’attenzione sulla kermesse? Un bel sermone di Saviano, pronto a ribadire che Atreju è di sinistra e la destra l’ha scippato. Non bastano Conte, Letta, Salvini. Se non c’è la polemica con Saviano, non sei nessuno. Quindi Saviano va ringraziato. Ha contribuito a focalizzare su di sé la sonnolente opinione pubblica, dando ancora più notorietà ad Atreju e a FdI. Un grande successo, non ci sono altre occasioni di grande impatto a sinistra. Neppure la Festa dell’Unità riesce così bene. E Saviano che parla di Atreju, il personaggio del film, aiuta la destra ad uscire dall’angolo e mettersi in cammino. Per il Presidente della Repubblica? No, le elezioni politiche.
