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giovedì, 25 Aprile, 2024

ZAIA E ROSSI. Il riassunto di un'Italia perdente.

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Ieri sono successe due cose che, forse più dei numeri, ci spiegano al meglio perchè non ce la possiamo fare. Evento numero uno: non vedremo più grandi navi dentro Venezia. Problemi strutturali a cui non si vuole dare soluzione. Meglio eliminare alla base una delle cose che la rendono viva. Evento numero due: un articolo del presidente della Regione Toscana Rossi su come salvare il paese. E’ un piccolo capolavoro di comunismo del nuovo millennio e dei vecchi vizi. In primis continuare a spendere i soldi degli altri.

Evento numero uno. Il presidente Zaia insieme ad un’austera assemblea di saggi con la barba da frate, in assenza di chiunque abbia mai prodotto un briciolo di ricchezza nella propria vita in terra Veneziana, hanno deciso che il brand di Venezia va riqualificato. Da città-museo a città-mausoleo. In sostanza, una città morta, da preservare imbalsamata. Tutto questo, oltre ad essere economicamente suicida è l’esatto opposto della gloriosa storia della Serenissima. Ricapitoliamo in pochissime righe: Venezia da sempre rischia. Rischia di perdere il mare, di perdere la terra, di perdere le case e di perdere, in ultima analisi, se stessa. Quello che per dieci secoli non si era mai perso era lo spirito. Lo Spirito di una razza bastarda e orgogliosa, che il mare lo ama ma non gli dà confidenza. Che ha le radici profonde e cieli sconfinati come solo i cieli di mare sanno essere. Uno spirito che ha sempre piegato la natura. E che oggi sventola bandiera bianca. Rinuncia a vivere per non morire. Esattamente quello che succede al resto d’Italia. A prescindere dai referendum indipendentisti che forse si terranno in Veneto, Venezia non è mai stata così Italiana.

Poi si passa all’altra grande città d’arte Italiana. Firenze. Il cui presidente della Regione ha delle idee. Una più geniale dell’altra. E ci tiene che anche noi possiamo beneficiarne. Se volete godervi tutto il suo splendore ideologico andate a leggervelo sull’Huffinghton post, io mi limiterò a riportare due passi. Due passi di una complessa e melanconia danza chiamata “Declino in sol do minore”.

Citazione prima: “L’unico modo per evitare la scure del commissariamento è quello di forzare le logiche del Palazzo. […]. Convocando tutte le parti sociali, i sindacati, le associazioni di impresa attorno a un tavolo, con le più varie articolazioni territoriali, per affrontare le ormai enormi e molteplici vertenze e per chiamare tutti a raccolta, per un “patto sociale per lo sviluppo”. Allargando le responsabilità e i sacrifici per tutti. I sacrifici non si possono continuare a chiedere in modo unilaterale alla parte più debole della società, né si può continuare a smantellare lo stato sociale. Le politiche recessive hanno prodotto diseguaglianza e povertà. Piuttosto che essere i lavoratori italiani a pagarne sempre il prezzo, dovrebbero esserlo i tanti poteri corporativi nazionali chiusi nel recinto dei propri privilegi.”

Seconda citazione: “I tre economisti pensano che bisognerebbe procedere a una nuova determinazione degli interessi da corrispondere ai detentori di titoli di stato e a una contestuale dismissione di patrimonio pubblico.”.

In sostanza facciamo un default pilotato, lasciando in mano la ripartenza ai sindacati, alla Confidnustria ed ad un’altra seria di prenditori. I quali, con felicità ed allegrezza, si ridurranno i privilegi. Poi il nostro continua dicendo di allungare unilateralmente le scadenze di pagamento di Bot, una di quelle cose che fanno sì che tu non veda più un centesimo in secula seculorum.

In sunto: facciamo come l’Argentina, falliamo, facciamoci fare causa, rifalliamo e nel frattempo sovietizziamo e corporativizziamo l’economia. Perchè, secondo voi, le grandi lobby lasceranno mai un centimetro di potere, soprattutto mentre il governo dichiara bancarotta? Per poterci credere dovete essere scemi, in mala fede o Governatori della Regione che ha visto fallire Mps. Fate voi. Io ho finito gli insulti.

Luca Rampazzo

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