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giovedì, 18 Aprile, 2024

Popolo dei lavoratori anziani: Italia al primo posto nell'UE

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“Ora et labora”: verrebbe in mente questo detto analizzando quelle che sono le statistiche degli ultimi anni circa il livello di anzianità riscontrabile nei luoghi di lavoro in Italia. Fatica e sacrifici all’ordine del giorno per ultra 50enni che lavorano spesso a pieno regime. E i giovani? Troppa poca esperienza alcuni dicono, ma il paradosso è dietro l’angolo.

Stando ai dati ottenuti, nel 2016 l’età media dei soggetti con un posto di lavoro era di 44 anni in Italia (a dispetto dei 42 nei principali paesi UE). Guardando indietro di circa vent’anni, si parlava di 39 anni: ben 5 anni in più. Sebbene dal 1996 al 2016 il numero complessivo dei lavoratori occupati sia aumentato, i giovani presenti in ufficio e in fabbrica sono diminuiti di quasi 1.860.000 unità, esprimibile in termini percentuali pari al – 40% di soggetti tra i 15 ed i 29 anni, contro una media di – 9,3% nei principali paesi europei. Continuando attraverso questo arco temporale la stima degli occupati over 50 è aumentata di 3.600.000 unità: un reale boom che ha interessato tutti i paesi europei principali.

Prendendo in considerazione la situazione italiana, l’allungamento dell’età media e di quella lavorativa ha permesso una maggior presenza di soggetti over 50 nei luoghi di lavoro, con una stima il 34,1%  sul totale degli occupati, ed una percentuale decisamente più ridotta dei giovani (solo il 12%).

E i paesi europei? Non sempre siamo il fanalino di coda e proprio in quest’ottica la Germania, dimostra avere anch’essa un organico di lavoratori con più di 50 anni abbastanza consistente: il 35,9%. Subito dietro di noi vi sono il Regno Unito con il 30,9%, la Francia con il 30% ed infine la Spagna che presenta il 28,8%.

Dati che fungono come luce guida per poter dar piu spazio ai giovani nei luoghi di lavoro, sebbene l’esperienza e la professionalità giochi un gran ruolo nel commercio.

Tuttavia stanno risorgendo problematiche le quali si ritenevano superate da un po’ di tempo, soprattutto per i mestieri più pericolosi e pesanti: gli incidenti e le malattie professionali, ossia delle vere e proprie patologie che nascono durante l’esecuzione di un lavoro da parte del lavoratore, e si sviluppano lentamente e progressivamente.

Alla luce di tutte le statistiche che abbiamo potuto analizzare nel corso degli anni e dei cambiamenti socio economici, l’attenzione va posta sui giovani, e riprendendo una citazione “un Paese che non investe sui giovani è un Paese senza futuro”. Tutto ciò che ci serve lo abbiamo a portata di mano.

Sofia Airoldi

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