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venerdì, 19 Aprile, 2024

LA PASCALE NON MI RAPPRESENTA meglio perdere per un ideale che vendersi per due voti

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La Pascale è ormai lanciatissima nella sua infondata convinzione di rappresentare qualcuno o qualcosa. Di certo la ragazza ha delle notevoli abilità. La prima è quella di riuscire a trasformare gente che prima stava a pelle antipatica in mostri di simpatia semplicemente criticando. Ci è riuscita persino con il ministro scafista per eccellenza, quell’Angelino che si vendette per quattro dicasteri e trenta denari un annetto fa. La Pascale gli rimprovera di essere un perdente di successo, attaccandolo in particolare per aver fatto rispettare la legge sull’impossibilità di trascrive le unioni gay celebrate all’estero. Questa colpa per lei, Scalfarotto e il/la sua nuovo/a migliore amico/a Luxuria sarebbe mostruosa. Un ministro dell’Interno che chiede il pieno e rigoroso rispetto della legge?! Mai visto!

Dicevo, persino Angelino Alfano diventa simpatico se confrontato con il cinico opportunismo di chi per due sondaggi decidere di svendere i valori di una Nazione. Alfano non è un Santo e sul fatto che sia un grande politico nutro fondati dubbi. Resta di certo un gigante di fronte a chi può permettersi certa visibilità per meriti palesemente non politici. Non scelta da nessuno, se non dal capo e presumibilmente per doti che non vuole metta a disposizione della Nazione, la Pascale sta mietendo successi in un campo dove a parlare dovrebbero essere i militanti. In pieno tesseramento non mi pare molto proficuo mostrare ai singoli che le grandi decisioni si prendono nel chiuso di stanze in cui il loro parere non entrerà mai. Tipo quella da letto del Cavaliere. Anche perchè, diciamocelo, come uomini di destra ci piaceva molto di più il seduttore seriale dell’innamorato permissivo che alla sua fidanzata mai nulla rimprovera.

Sullo sfondo resta il fatto che, da Fini in poi, chiunque abbia cavalcato questi argomenti è finito male. Non esiste alcuna evidenza empirica che ci siano voti a destra “liberi” in quel campo. Esiste invece prova del contrario, come le ultime elezioni ci hanno dimostrato. O, più accuratamente, c’è la prova che a destra si vota con la testa e non con i genitali. Quindi, se proprio vogliamo tornare in sintonia con i nostri elettori, smettiamo di ragionare con i genitali e ricominciamo a farlo con la testa.

Luca Rampazzo

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