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giovedì, 28 Marzo, 2024

Grande successo del Milano Pride 2015

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Ieri pomeriggio si è svolto a Milano il corteo finale della “Pride Week”, la settimana dedicata alle tematiche e ai diritti glbt. La parata è partita verso le 16, snodandosi per le strade milanesi per raggiungere Porta Venezia, dove alcuni rappresentanti delle associazioni glbt nazionali e cittadine hanno parlato portando le ragioni delle richieste delle persone glbt. Alla manifestazione hanno partecipato anche persone e associazioni legate alle istituzioni (il sindaco Pisapia ha parlato dal palco augurandosi che i diritti vengano presto riconosciuti) e a tematiche non strettamente glbt come la laicità.

Il corteo si è svolto in modo ordinato, allegro, senza disordini. L’atmosfera era allegra e festosa e non ci sono stati momenti di tensione, nonostante la

L'auto del Circolo Culturale tbgl Harvey Milk.
L’auto del Circolo Culturale tbgl Harvey Milk.

presenza, almeno all’inizio, di un banchetto di una chiesa omofoba. La chiesa pentecostale Ministero Sabaoth distribuiva, infatti, volantini che invitavano le persone a contattare la chiesa. Il messaggio, strutturato in modo commerciale, manco si trattasse di vendere l’iscrizione a una palestra, invitava a non perdere l’occasione di cambiare la propria vita. Non c’era nessun messaggio realmente omofobo e, anzi, nessun accenno all’omosessualità. Le chiese americane nate dal XIX secolo all’insegna di un’interpretazione più letterale e fanatica della scrittura (avventisti, pentecostali, evangelisti, testimoni di Geova…) sono molto ferrate nel marketing, che pongono alla base del loro metodo di evangelizzazione. Basta dare un’occhiata ai vari volantini che queste chiese diffondono per rendersi conto della loro abilità pubblicitaria e della superficialità totale del loro messaggio. Mi è però bastata una breve ricerca su Google per scoprire che la chiesa del Ministero di Sabaoth organizza seminari di “guarigione” dall’omosessualità dove un presunto ex gay con alle spalle degli studi di counseling (manco una laurea in psicologia, quindi) approfitta della buona fede di persone omosessuali che hanno interiorizzato l’omofobia sociale e di genitori bigotti che vorrebbero “normalizzare” il figlio. Perché, sia chiaro, il seminario è a pagamento. Richard Cohen, questo il nome del “guaritore”, è stato, negli USA, espulso dalla American Counseling Association nel 2002 proprio per la sua attività contro le persone glbt, attività con nessuna base scientifica.

Nessuno comunque si è scagliato contro questi detrattori, nessuno li ha insultati o aggrediti. Al massimo le persone si sono limitate a buttare il volantino con un breve e semplice sorriso di compatimento.

Ma torniamo al Pride. Vorrei discutere in via preventiva (lasciate che prenda in prestito i metodi cari all’ex presidente Bush) alcune delle critiche alla sfilata, critiche che ogni volta tornano in voga. Tanto per cominciare discutiamo quella più abusata, trita e ritrita: il Pride è una carnevalata. Sì, lo è. E allora?

Da che mondo è mondo i popoli hanno usato le carnevalate, la satira, e le “oscenità” come protesta verso il potere costituito che si arrogava il diritto di decidere le regole della morale, della decenza e del vivere di tutti. Da sempre chi si è rivoltato, pacificamente nel nostro caso, ha usato le armi dell’allegria carnevalesca e dell’indecenza per vincere il bigottismo, la tristezza e la cattiveria di chi voleva negare i diritti e la libertà. Il Pride non fa altro che continuare una tradizione secolare che viene direttamente dall’antichità, passando per il medioevo con i suoi cantastorie e i suoi eretici pauperisti spesso volgari e indecenti. O almeno questo erano per quei principi e quei papi che traevano potere dalla guida morale delle masse. Il Pride, quindi, con le sue “tette al vento” e i suoi ragazzi in boa e piume di struzzo non è un segno di “moderna decadenza”, ma qualcosa di sempre esistito, di connaturato con l’umanità, che si presenta di epoca in epoca in forme diverse, ma con la stessa essenza vitalistica e rivoluzionaria verso le chiusure di chi non si rassegna al cambiamento. Quindi, cari bigotti, sentinelle in piedi, sentinelle sedute e in qualsiasi altra posizione, il Pride è e resta una carnevalata, una bella carnevalata piena di vita e di significato che chiude in allegria un periodo di eventi e conferenze seri sulle tematiche glbt e che ricorda a tutti le richieste di persone che hanno smesso da tempo di aver paura di voi e rivendicano quel rispetto che è loro dovuto. È una carnevalata come quelle che molti mistici cristiani facevano nel passato per denunciare i lussi e gli affarismi di nobili ed ecclesiastici.

C’è chi, poi, parla di violazione della libertà perché il Pride lederebbe la libertà di chi non lo condivide. Non si capisce come possa farlo. Nessuno obbliga le persone a condividere i valori del Pride, nessuno obbliga nessuno a partecipare o vedere il Pride. Se uno non vuole vederlo, se ne stia a casa sua o vada da qualche altra parte. Ma forse questi signori confondono la libertà di pensiero con la possibilità di imporre il proprio pensiero a tutti e censurare quello altrui. Lo dimostra il fatto che chi, durante le manifestazioni delle sentinelle, contro-manifestava pacificamente è stato segnalato alle forse dell’ordine, le quali, in piena violazione della libertà di espressione, sono intervenute censurando. È successo a Bergamo, dove un ragazzo (Giampietro Belotti) vestito da “nazista dell’Illinois” è stato dissuaso a farlo. Al Pride i manifestanti contrari, come i pentecostali di cui ho parlato prima, non sono stati fermati e nessuno ha chiesto alle forse dell’ordine di impedire la loro espressione. Perché chi si vede censurare e negare diritti tutti i giorni sa bene cosa significhi difendere la libertà, anche quella di chi non condivide le stesse idee.

I quattro gatti di Forza Nuova.
I quattro gatti di Forza Nuova.

Un altro esempio: gli organizzatori del Pride non hanno nemmeno cercato di impedire la manifestazione delle “camicie bianche” di Forza Nuova (ma una volta non erano “camicie nere”? Hanno sbagliato candeggio?) che si è svolta in piazza San Carlo per la difesa della “famiglia naturale”. Del resto l’esito della protesta delle camicie bianche non ha fatto che evidenziare come il paese sia ben lontano dalle idee di questi fanatici. Al loro presidio c’erano pochissime persone, quattro gatti con un patetico gazebo. Al Pride c’erano centomila persone. Una cifra vera, non falsificata come il milione del family day. Se poi si considera che il Milano Pride è solo uno dei vari fatti in questi giorni in giro per l’Italia, si può ben vedere che è più la gente che manifesta a favore dei diritti glbt di quella che manifesta contro. Ora, caro ministro Alfano, porti davvero le voci della piazza in parlamento!

Enrico Proserpio

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