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giovedì, 25 Aprile, 2024

Parla Domenico Furgiuele: il primo deputato leghista calabrese

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di Gabriele Rizza

Domenico Furgiuele, classe 1983, di Lamezia Terme, è il primo parlamentare della Camera dei Deputati eletto con la Lega a rappresentare i cittadini calabresi. Da sempre appassionato di politica, vissuta con lo spirito della militanza e con un legame profondo con territorio. E’ stato tra i primi al Sud a credere nel progetto politico di Matteo Salvini, quando il pregiudizio era ancora molto forte. Dal 2018 è iniziata la sua avventura come Deputato della Lega, che lo vede membro della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione e della Commissione Difesa.
Lo abbiamo incontrato per una chiacchierata sulla sua esperienza con la Lega, la situazione in Calabria e sui valori di una destra moderna.

La sua adesione alla Lega risale a prima delle Europee del 2014, quando ancora c’era la parola “Nord” nel nome del partito e quando Salvini aveva appena iniziato a pensare ad una visione nazionale della Lega. Cosa l’ha spinta a questa scelta? Considerato anche lo storico rapporto conflittuale tra la Lega e il Sud?

“Ebbi l’intuizione, peraltro galvanizzata dalla conoscenza diretta di Salvini, che questi avesse imboccato un percorso virtuoso e al tempo stesso ‘rivoluzionario’ per una Lega che fino ad allora era stata esclusivamente a trazione nordista.
In Italia io sono convinto che il centrodestra sia fortemente maggioritario, nel corso degli anni se n’è accorta anche la sinistra che, infatti, lo sta scimmiottando con risultati però alquanto miseri.
Tuttavia, dopo la fine di Alleanza Nazionale, i primi tentativi di ricostituire un partito di destra vero non sempre sono andati a buon fine, si sentiva all’epoca l’esigenza di dare a chi ancora coltiva i valori della Destra un contenitore in cui riconoscersi. Salvini ha avuto la lungimiranza di intercettare tutto questo bisogno fisiologico di una parte politica molto importante.
Matteo Salvini ha avuto anche la furbizia politica di non credere alla balla per cui le categorie storiche della politica sarebbero saltate. Anche perché il fatto che sia saltata la sinistra per l’incapacità della sua nuova classe dirigente neoliberista di fare appunto la sinistra, non significa necessariamente che sia saltato anche l’apparato di valori nella parte opposta.
Matteo Salvini ha capito questo prima e meglio degli altri.
E mentre alcune forze annacquavano la loro identità come Forza Italia, lui la rafforzava espandendone la valenza anche nei territori taboo della Lega, vedi il mezzogiorno.
Io ho seguito sin dal primo momento Salvini nell’opera di costruzione di un partito popolano ma allo stesso tempo di destra dal Nord al Sud.
I tempi sono cambiati e quanti ci dipingono come la lega folkloristica del passato, fanno ridere e portano voti.
Io credo che una delle manifestazioni più plastiche della cattiveria d’animo sia la disonestà intellettuale, sia il far finta di nulla, il voler equiparare questa Lega a quella del passato.
Un esercizio disonesto ma molto redditizio.”

Ora in tanti, al Sud, vogliono saltare sul carro vincente del carroccio. Non c’è il rischio di dare nuova vita ai poltronisti della politica, ai soliti noti, o a quella classe dirigente che ha affossato le regioni del Sud, considerando anche che tra poco si voterà nella sua terra, la Calabria? Ed è possibile creare una classe dirigente finalmente diversa, onesta e competente?

“I poltronismi e gli opportunismi sono fenomeni che si ripetono squallidamente sin dai tempi di Pericle, forse pure da prima.
Penso che la sfida più grande della Lega in Calabria sia quella di porre un argine, che poi significa selezionare. Io almeno ho sempre interpretato in questo modo le responsabilità direttive che ho avuto all’interno del partito.
Se andate a vedere le mie dichiarazioni del passato vedrete che ho sempre preferito un nucleo ristretto di persone che ci credono davvero rispetto alla tentazione di mettere su una balena verde nella cui pancia far entrare tutto e il contrario di tutto.
Le liste elettorali della lega dovranno brillare di competenza e passione ma soprattutto di militanza.
La gente non è stupida, conosce vita opere e miracoli delle persone che si propongono alle elezioni e su questo giudica.”

Berlusconi, Renzi e Salvini: da anni i partiti sono trainati dalla figura del leader. Qual è invece il valore dei militanti e della classe dirigente della Lega?

“Pur essendo molto cambiata per le ragioni cui sopra accennavo, la Lega è una forza popolana, non populista, che rispecchia e interpreta come pochi valori forti come la solidarietà.
Ha una base esigente, che non dipende da chi la guida temporaneamente ma da uno stare a stretto contatto con i territori che preesiste agli stessi leader.
Salvini è chiaro che stia fortemente enfatizzando questo aspetto e i risultati lo dimostrano, ma è il primo militante, non il Cesare.
In altri contesti noto invece che le fortune dei partiti sono legate alle vicende dei rispettivi leader sicchè ‘simul stabunt simul cadent’.”

La Lega di Salvini è stato il primo movimento dell’area di centrodestra a parlare di andare oltre la destra e la sinistra. A che punto è questo percorso culturale?

“Io credo che la lega abbia aggiunto nel proprio paniere più valori, che però interpretano una destra moderna e non il nulla post-ideologico.
D’altro canto, abbiamo visto la fine che fanno i movimenti che si vantano di non essere né carne né pesce.
Oltre la destra non può significare, fuori dalla destra, ma arricchire un sentire politico di nuovo.”

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