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giovedì, 25 Aprile, 2024

MILANO, ZAM: LO STABILE STA CROLLANDO. La denuncia dei residenti: Si rischia una strage, si intervenga subito

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Fondamenta liquefatte, crepe nei muri, centinaia di persone a rischio: la denuncia che ci arriva dal gruppo delle “Mamme dello Zam” è un grido di allarme. In via Santa Croce già da molti mesi un collettivo di studenti ha occupato lo stabile che ospitava una scuola elementare. Subito sono partiti i consueti progetti di “restituzione alla cittadinanza”: palestra, laboratori creativi, ristorante, e discoteca. Ora si scopre che non solo gli occupanti del locale, ma anche i residenti negli edifici adiacenti corrono un grave pericolo.

1 muroUna sera, Pietro e Ambrogio (2 nomi di fantasia) il primo architetto e il secondo ingegnere, entrambi residenti nelle vie limitrofe, decidono di fare un sopralluogo in incognito nei locali occupati. Riescono a infilarsi nelle cantine e qui iniziano a periziare le condizioni dello stabile. “Le fondamenta di tutto lo stabile sono fradice – raccontano – poggiano su una roggia che finisce in via Calatafimi (roggia Vettabbia ndr), e l’acqua ha eroso le fondamenta. Le spallette di contenimento non esistono più. Tutto sta in piedi per miracolo. Siamo saliti allora ai piani alti , dove c’è la discoteca: le scale sono marce, stanno per crollare tutti i muri che possono sfarinarsi e cadere addosso agli altri stabili, abitati da decine di famiglie”.

7 pareti

La situazione è critica, e non solo le centinaia di ragazzi e ragazzini che frequentano il locale sono a rischio, ma anche gli inquilini degli edifici adiacenti. Ma chi sono i frequentatori del centro sociale? “I ‘ragazzi’ dello Zam – raccontano sempre Pietro e Ambrogio – vengono chiamati in gergo “sancarlini” e sono tutti fighetti con gli scooterini alla moda, i cappellini da rapper, i jeans firmati; sfatiamo l’immagine di punkabbestia emarginati e drogati: questi dello Zam sono ragazzini per niente antagonisti , e ci tengono al business”. Secondo i loro calcoli, il guadagno per ogni weekend si aggira intorno ai 4.000 euro, grazie ad alcolici e superalcolici taroccati, provenienti probabilmente dal Bangladesh.

5 pavimentiLo stabile è di proprietà comunale, e al Comune si sono rivolti i cittadini ma: “Il Consiglio di Zona 1 (maggioranza PD , Sel e 5stelle) con il suo presidente Arrigoni (PD) se ne è lavate le mani e ha respinto una mozione per chiedere lo sgombero della discoteca e mettere in sicurezza lo stabile: “ I vigili del Fuoco ci dicono che non possono intervenire, I Vigili di Zona tacciono imbarazzati e ci fanno capire che Pisapia non vuole che lo stabile venga disoccupato . Ma così facendo, il sindaco, vicesindaco e gli assessori competenti si potrebbe macchiare di omicidio colposo plurimo. Non lo capiscono che tutto sta per crollare?”.

4 scaleL’edificio dovrà essere demolito nel 2016 per lasciare spazio a un nuovo stabil per cui il Comune ha già approvato i progetti. E infatti: “Dei fighetti ci hanno raccontato che sono stati proprio certi ‘uccellini’ vicini alla Giunta di Milano a indirizzarli in questa scuola occupata: che sarà a loro disposizione fino al 2016. E intanto? Pisapia lascia dentro a un palazzo che sta per crollare centinaia di ragazzini? E cosa dice la vicesindaco?”.

3 vetriniUna situazione estremamente pericolosa, che potrebbe costare addirittura molte vite umane. Le “mamme dello Zam” e i cittadini del ticinese hanno inviato una petizione al sindaco e al prefetto dove chiedono un veloce intervento per sgomberare lo stabile vista la situazione di fatiscenza in cui versa. Inoltre, i rifiuti accumulati nel cortile e le condizioni igieniche della cucina non troppo chiare hanno favorito il proliferare di topi, che corrono liberamente tra gli edifici adiacenti.

“La  invitiamo – si legge nel documento indirizzato al prefetto e al sindaco – a intervenire immediatamente per periziare con i tecnici e i Vigili del Fuoco la gravità delle lesioni nel palazzo:  se questo non avverà, informeremo la magistratura del pericolo di crolli che incombe nella zona e della sua omissione nelle responsabilità certe che le competono”.

Gabriele Legramandi

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