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giovedì, 28 Marzo, 2024

UN MINARETO PER MILANO. Presentato il progetto dei centri islamici: Moschea e minareto al Palasharp

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La nuova moschea si farà a Lampugnano, si attende solo il benestare del Comune. I centri musulmani hanno presentato ieri il progetto, nel corso del “venerdì dei diritti” convocato dal Coordinamento delle associazioni islamiche proprio davanti al Palasharp, dove il primo minareto di Milano dovrebbe sorgere.

Nelle parole di un giovane Imam, prima in arabo e poi in italiano, tutto il senso del progetto: “Sento o adesso o mai più. Sento parlare di immagine – ha detto – e di Milano città aperta. Ma quanto dura Expo? Per quanto tempo avremo gli occhi su di noi? Ci preoccupiamo dell’immagine, la moschea non è un luogo di immagine ma di culto e come tale deve essere costruito”

I capi delle associazioni islamiche cittadine parlano di “dignità: “Non deve essere costruita con l’intenzione di dare un’immagine – ha ammonito l’imam – deve avere base molto più solida dell’Expo. Non è per l’Expo che vogliamo costruire la moschea ma per la comunità islamica, per risolvere problemi della comunità, anche di natura urbanistica. Quante moschee ci sono nei palazzi? Quanti problemi sorgono per questo?”.

Lampugnano, poi sembra essere il luogo ideale. L’area è sufficientemente decentrata e lontana dalle abitazioni ma raggiungibile con mezzi pubblici e privati. Nel rendering visto ieri ci sono anche cupola e minareto. Il progetto della moschea, che costerebbe dai 5 ai 10 milioni, prevede anche un’ala ampia destinata a uso sociale: biblioteca, sale conferenze e anche un grande ristorante, per accogliere i fedeli e i visitatori.

Ma è la paternità del progetto che ha mandato in confusione Palazzo Marino. Dopo anni spesi per incardinare un albo delle associazioni religiose e un dialogo i dirigenti delle associazioni riunite nel Caim, in Comune si sono resi conto che dalla partita era volutamente rimasta fuori la Casa della cultura islamica di via Padova, un’organizzazione di antico radicamento (anche sociale) considerata un modello di trasparenza e interessata a un progetto diverso, che coinvolgerebbe i Paesi arabi.

Al contrario i rapporti col Caim, con il passaggio dall’allora vicesindaco Maria Grazia Guida all’attuale Ada Lucia De Cesaris, si sono andati incrinando, tanto che il dossier è passato sul tavolo dell’assessore al Sociale Pierfrancesco Majorino, che è più favorevole al progetto del Caim (anche perché toglierebbe al Comune la costosa grana di bonificare l’area ex Palasharp). Dal discutere su una singola moschea si passerà ad averne due, pare. Entrambe ancora però non si capisce con che soldi dovrebbero realizzare la struttura e con che garanzia, essendo semplici e frammentate associazioni. Il Comune in ogni caso, come sempre, ha trovato la sua non-soluzione migliore: una Moschea temporanea per Expo, poi si vedrà.

Gabriele Legramandi

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