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venerdì, 19 Aprile, 2024

LICENZIATE ANCHE LA DESTRA CAPITOLINA. I liberali sono come la moglie del tenente colombo….

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… Ne parlano tutti, ma nessuno li ha mai visti. Mentre il socialista Berlusconi licenzia il fidato democristiano Fitto per non essersi venduto al piazzista Renzi, a Roma va in onda la morte della dignità dei liberali. Il numero di “b” è a piacere e dipende unicamente dal vostro sdegno. Ricapitoliamo: il direttore del Teatro dell’Opera, Ettore Muti, si dimette il mese scorso, per manifesta impossibilità di dirigere quattro scioperati arricchiti che difendono privilegi medioevali. Si solleva subito un giusto coro di sdegno. Non si può bloccare tutto perchè un terzo degli orchestrali scioperano a raffica, disattendono gli accordi regolarmente e si oppongono ad ogni forma di razionalizzazione dei costi. Storie di ordinario statalismo. Storie di ordinaria follia Italiana.

Ma. Ma anche nelle storie ordinarie, a volte, ci sono i colpi di scena. Stavolta succede che Marino, sindaco di Roma, e Fuortes, responsabile del teatro, fanno l’unica cosa liberale che si potesse fare. Prendono e licenziano tutti. Esternalizzando il servizio. Il che significa che se i lavoratori sani si costituiscono in cooperativa e reintegrano il numero con qualcuno, magari giovane e bravo, riprendono in mano il teatro. E’ un sogno che si avvera: la CGIL paralizza un’attività, l’attività si ribella ed i sabotatori vengono allontanati. Sì, sarebbe bello che i lavoratori non venissero toccati, ma il mondo non è perfetto ed il Dritto del Lavoro nostrano tutela i fannulloni programmaticamente e da sempre.

Non poteva essere tutto così bello, ovviamente. No. Ci deve essere qualcuno in Campidoglio che si oppone. SEL dichiara guerra. E questo ha senso, sono tutti pacifisti coi soldi degli altri e tutti guerrafondai coi diritti propri. Quello che non ha senso è l’atteggiamento di Fratelli D’Italia. Dichiarano due baluardi del pensiero liberale Federico Mollicone e Fabrizio Ghera:

“Dalla sinistra uno schiaffo alla cultura. siamo stati i primi a denunciare l’incapacità gestionale di Fuortes e Marino sul Teatro e la concentrazione di potere e conflitti d’interesse, una débacle avviata attraverso una lettura creativa del bilancio, per tre anni in pareggio, che ha portato al declassamento del Costanzi a favore della Scala di Milano, il resto è storia di questi giorni. È chiaro che con questa operazione si compie un progetto prestabilito e non ci stupiremmo se a fare orchestra all’Opera sarà Santa Cecilia”.

La sinistra avrà preso a schiaffi la cultura, ma questi geni prendono a sberle il portafoglio dei loro elettori. Io non ho dubbi su quale atteggiamento sia più grave. Voi?

Luca Rampazzo

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