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giovedì, 28 Marzo, 2024

Legittima difesa: dov'è il limite?

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In questi giorni è avvenuto un caso che ha fatto parlare e fa parlare l’Italia intera. A Vaprio d’Adda, in provincia di Milano, un uomo scopre un ladro in casa e lo uccide sparandogli. L’uomo è ora accusato di omicidio e dovrà risponderne alla giustizia. Sul web, e non solo, si è scatenata una campagna a suo favore. Chi si limita a dire che una persona ha diritto di difendersi, chi invece approfitta della notizia per inneggiare alla libertà di possedere un’arma. Ma siamo certi che l’atto di Francesco Sicignano sia stato legittima difesa?

Nessuno nega il diritto delle persone a difendere la propria incolumità. E ci mancherebbe! Nessuno, a differenza di quello che tanti qualunquisti stanno dicendo, pone i diritti dei ladri sopra quelli delle vittime. La legge però prevede un reato di “eccesso di legittima difesa”, reato contro cui l’immancabile violento Salvini ha già sparato l’ennesimo slogan. Nel caso di Vaprio d’Adda non è chiaro come siano davvero andati i fatti e risulta quindi difficile capire se si tratti di legittima difesa o meno. Per capire la differenza mi rifarò a un caso di qualche anno fa, accaduto a Milano.

Il 17 maggio 2003 un tabaccaio milanese fu rapinato da due malviventi. L’uomo colpì uno dei rapinatori con due proiettili in pieno petto, uccidendolo. L’altro riuscì a fuggire, ma il tabaccaio lo inseguì, esplodendo altri colpi. Fu accusato di omicidio volontario, reato poi derubricato dai giudici. Secondo l’accusa, l’inseguimento del fuggitivo avrebbe dimostrato la volontà di uccidere. E qui si tocca il punto vitale della faccenda. Un conto è difendersi, un altro è inseguire un fuggitivo sparando. Perché se è vero che la legittima difesa, anche magari uccidendo un aggressore, è un diritto sacrosanto, è altrettanto vero che la vita umana, anche quella di un rapinatore, è un valore irrinunciabile. Ben diverso è quindi il caso di una legittima difesa dove, per incidente o per ineluttabile necessità, ci scappa il morto, da un inseguimento dove si spara, non per difesa personale, ma per rivalsa o rabbia. La “giustizia fai da te” in stile western non può essere accettata da uno stato civile. Sarebbe ben difficile porre un limite tra una “legittima” giustizia privata e una vendetta o una prevaricazione. Come giudicare la gravità di un atto per stabilire cosa giustifichi un omicidio e cosa no? Permettere simili fatti non aiuterebbe la società a diventare più sicura. Ci sarebbero solo più morti. Il “diritto di vendetta” dovrebbe essere superato dall’ordinamento sociale di uno stato moderno e democratico, ma pare invece che gran parte del popolo italiano non sappia fare altro che invocare violenza. Se poi ci aggiungiamo la liberalizzazione del commercio e del possesso delle armi, non possiamo che pensare che la “soluzione” sarebbe più grave del problema stesso.

Il caso di Vaprio d’Adda, come dicevo, pone dei dubbi perché non si riesce a capire come davvero siano andati i fatti. Se infatti Sicignano ha sparato al ladro in casa, preso dalla paura, come ha affermato, nessuno può dubitare della legittimità del suo atto. Se però, come pare dalle ultime notizie, il ladro stava già andandosene ed era all’esterno della casa, le cose stanno diversamente. In tal caso l’uomo avrebbe sparato al ladro senza che ci fosse un reale pericolo, inseguendolo deliberatamente. Saranno le forze dell’ordine e i giudici a stabilire cosa sia successo. In ogni caso dubito che Francesco Sicignano si farà anche solo un giorno di carcere. In questi casi, se l’imputato è incensurato la pena viene sospesa. Inoltre, vista l’età, al massimo avrebbe i domiciliari. Ma questo non è importante. Ciò che importa è ribadire il fatto che nessuno può farsi giustizia da sé e far passare il concetto che c’è un limite al diritto di difesa. Se ci si può difendere in ogni modo per salvare la propria vita o quella altrui, non è altrettanto lecito sparare per fermare un ladro che già sta scappando, in nome della difesa del proprio patrimonio. Nessun oggetto, nessuna quantità di denaro può pareggiare il valore della vita umana, della vita di ogni persona, rapinatori e ladri compresi. Perché la scelta è tra la civiltà e la legge della giungla. E credo che nessuno amerebbe vivere in un paese governato dalla legge del più forte.

Enrico Proserpio

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