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venerdì, 19 Aprile, 2024

ISTRUZIONE NO, ALITALIA SÌ

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di Roberto Donghi

Ve lo ricordate il titolo della scorsa volta: “Ospedali no, Alitalia sì”?

Ecco, ho dovuto sostituire “Ospedali” con “Istruzione” date le recenti dichiarazioni del presidente Conte.

Nella serata di ieri (13/05/2020) il Primo Ministro ha infatti annunciato trionfalmente che “la scuola è al centro dell’azione di governo e lo dimostriamo: abbiamo un miliardo e cinquecento milioni per programmare un rientro a settembre in piena sicurezza, per la digitalizzazione” .

Un miliardo e cinquecento milioni di euro che, se rapportati ai 3,3 miliardi destinati dal decreto rilancio alla new company Alitalia, sono poco più che briciole.

E’ proprio così: 3,3 miliardi per una rischiosissima milionesima ripartenza (peraltro da svolgersi con le restrizioni covid19) che ci mette davanti ad un dubbio esistenziale: o Patuanelli è un geniale veggente, oppure stiamo buttando al vento, per non essere volgari, altri tre miliardi di euro.

Tre miliardi e trecento milioni, praticamente l’intero fatturato Alitalia del 2019, mentre una compagnia come Air France (con una flotta di 546 aerei a fronte dei 90 che avrà la new company) può disporre di un patrimonio netto di 2,3 miliardi di euro. Ancora una volta la mangiatoia dei cieli spazza via qualsiasi priorità per l’ennesimo salvataggio.

Alitalia avanza come “il nulla” del film “Una storia infinita”, inghiottendo fino all’ultimo centesimo che incontra sulla strada e scavalcando la cassa integrazione di Marzo che non è arrivata, il sostegno alle imprese ed i tagli alle tasse o, come in questo caso, scavalcando persino la scuola, la quale versa in uno stallo formativo ed in una decadenza delle strutture da tanti anni.

Non è un mistero che i nostri ragazzi siano costretti a vivere la quotidiana esperienza scolastica, momentaneamente interrotta, in stabili fatiscenti, con aule sovraffollate e con programmi formativi che non formano o che vengono modificati da questo o quel ministro a seconda dell’altalenarsi dei governi. Non è un mistero che la tanto decantata “digitalizzazione” sia in realtà presente solo sulla carta, con personale a volte non formato o strumenti obsoleti.

Di fronte ai problemi arcinoti che la scuola si porta dietro da anni la risposta è 1,5 miliardi.

1,5 miliardi per il futuro delle nostre generazioni, per la formazione dei nostri professionisti e per la formazione di una futura classe dirigente, mentre per Alitalia invece non si bada a spese. Perché? Perché “E’ strategica” ha dichiarato il ministro dei trasporti Paola de Micheli “abbiamo bisogno di avere uno strumento di attrazione trasportistica internazionale delle persone per farle tornare in Italia”. Tradotto: abbiamo bisogno di Alitalia così le persone vengono da noi, il che per un paese che se la suona e se la canta con “Potremmo vivere di solo turismo, data la nostra ricchezza culturale” risulta essere un ridicolo controsenso.

Viene da chiedersi quindi qual è il vero motivo. Perché un’azienda con 11mila dipendenti, in crisi da più di un decennio ha sempre avuto la priorità nell’agenda dei nostri governi? 

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