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martedì, 23 Aprile, 2024

#IOSTOCONICARABINIERI. Forzare i posti di blocco non deve essere a rischio zero.

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I fatti: a Napoli tre persone su un motorino forzano un posto di blocco. Un agente spara. Un ragazzo di diciassette anni muore. La dinamica esatta dei fatti va ancora chiarita. Mentre la chiariscono un paio di considerazioni vanno fatte per il bene di questa nazione.

Prima considerazione: in Italia stiamo cominciando ad esagerare. Non si può rischiare la vita nel paese della mafia a 1200 euro al mese, fare da tirassegno per i balordi da stadio, da piazza, da bordello organizzato permanente e poi fare da puntaspilli legali per i benpensanti. Non si può vedersi trattare come un forestale qualsiasi, a stipendi bloccati, senza mezzi e con un’aura di disprezzo che diverse star del vittimismo alimentano per ragioni squallidamente economiche. Non si può, non si deve tollerare, di essere considerati bersagli mobili in terra di nessuno, perchè la divisa è una palla al piede che non ti consente nemmeno la legittima difesa. Qualcuno a volte sbaglia. E’ umano, dopotutto. Non dobbiamo mica difenderlo a tutti i costi Di solito questo qualcuno ha una toga e la condanna facile verso chi rischia la vita per difenderlo. Di solito chi ha la divisa tende a non sbagliare. Il resto è fuffa buona per ex sessantottini astiosi e rancorosi e libertari persi nella nebbia delle loro idee.

Seconda considerazione: basta provare pietà per chiunque muoia, anche a seguito di scelte idiote. Per esempio girare in tre su un motorino guidato da un ricercato senza patente ed assicurazione. Non era un passante. Non era uno che stava là per caso. Era un bersaglio mobile che sapeva perfettamente cosa stava rischiando. Vero, era minorenne. Questo non poteva saperlo l’agente che, vistosi travolto, ha sparato. Questo non giustifica il fratello del morto che vuole fare tiro al bersaglio con i carabinieri. Questo non giustifica la Cucchi, il cui articolo sull’Huffinghton spiega perfettamente cosa non vada in questo paese. Questa raffinata intellettuale ha già in mano sedici perizie balistiche che inchiodano l’agente. Ha già fatto tre processi, in cui era giudice e giuria, con relative condanne ed appelli. E alla fine si erge a giudice di moralità assoluta. Saremmo un attimino stanchi. Davvero, se lo siamo noi osservatori dei fatti, provate ad immaginare in che stato sono i militi coinvolti.

Ultima nota: non so se sarà assolto o meno l’agente. Non voglio nemmeno saperlo. Non voglio nemmeno pensare che si possa processare qualcuno per aver sparato a chi ha forzato un posto di blocco. Non voglio nemmeno ipotizzare la bassezza di un procedimento basato sull’idea che un tutore dell’ordine deve farsi travolgere se su un mezzo sospetto c’è un minorenne. Di diciassette anni. Non sette mesi. Tanto per precisare. Per la Cucchi, evidentemente, la meglio gioventù viaggia in tre con i ricercati. Per me la meglio gioventù, oggi come ieri, veste una divisa.

Luca Rampazzo

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