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venerdì, 29 Marzo, 2024

IL POLITICAMENTE CORRETTO È IL MALE DI QUESTA SOCIETÁ

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di Endimion

Nel mondo dello spettacolo italiano, come nella politica, il politicamente corretto è talmente stucchevole da essere oramai insopportabile. La sinistroide Rula Jebreal al Festival di Sanremo, in un momento caldissimo della politica italiana, sarà sicuramente riempita d’insulti sui social e attrarrà spiacevoli antipatie; gli organizzatoti sono ben consapevoli della scelta e del “ finto dramma” che vivrà la giornalista, già mal vista dal 90% degli italiani, ma il politicamente corretto deve essere per forza attuato in un grande evento come il Festival. O ancora, pochi giorni fa, quando Carletto, il leader dei Gem Boy, la band che accompagna in tour Cristina D’avena, si è espresso durante un concerto con una battuta per nulla offensiva nei confronti di Vladimiro Guadagno, in arte Vladimir Luxuria; considerando il carattere ironico di Guardagno e le battute burlesche che si è beccato negli ultimi anni in tv, siamo sicuri che l’espressione non avrebbe sortito nessun affetto, ma anzi avrebbe suscitato grande ilarità, se fosse stata pronunciata all’interno di una manifestazione lgbt o di un gaypride. Questi sono solo due degli esempi più recenti che il telespettatore, il lettore o l’ascoltatore si deve subire continuamente, non capendo che chi attua il politicamente corretto appare spesso come un irritante censore e invadente moralizzatore.

Il buonismo di Gad Lerner nel travisare palesemente la realtà dei fatti, il finto perbenismo di Corrado Formigli o il politically correct di Lilli Gruber non fanno altro che far perdere ascolti ai loro programmi, creare odio e cioè il contrario di ciò che queste persone vorrebbero attuare, spiacevoli fraintendimenti e deviazioni della realtà, nonché irritare sì il pubblico di centrodestra ma attirare soprattutto le antipatie dell’elettore di centrosinistra, che non ne più di sentire la stessa solfa da anni, prima contro Silvio Berlusconi, ora contro Matteo Salvini. Eppure, dopo venti anni di grandi vittorie del Cavaliere, i buonisti e fans del politicamente corretto televisivo non hanno ancora capito niente; di fatti, è anche grazie a loro che la sinistra non riesce a vincere uno straccio di elezione.

Probabilmente, come ha fatto con Gad Lerner, Michele Santoro e Sandro Ruotolo, ci penserà il tempo a spazzare via dagli schermi televisivi i personaggi faziosi per eccellenza; al di là del dilagare del consenso di Salvini e di tutto il centrodestra, i programmi con fortissima impronta a sinistra perdono tutti notevoli punti di share e ascolto, in favore di talk politici magari urlati ma sicuramente politicamente scorretti, quindi giusti, democratici e liberi. In tutto questo, un plauso va fatto a Mediaset, e nello specifico a Rete4, che ha saputo dare al telespettatore medio una valida alternativa ai talk show triti e ritriti, quali Otto e Mezzo e Piazza Pulita. Da qui, Urbano Cairo, editore di La7, che da Silvio Berlusconi ha imparato l’”abc” della televisione italiana, dovrebbe fare una profonda riflessione su programmi, giornalisti, conduttori e ospiti.

Se negli novanta e duemila, pensavamo che il massimo del buonismo fossero i quotidiani La Repubblicae Il Fatto Quotidiano, attualmente ci troviamo in un ginepraio insopportabile in cui è visibile una guerra televisiva aperta tra politicamente corretto e quelli che sostengono lo scorretto; la differenza è una: i primi vogliono imporre situazioni e istanze, tentando di fare il lavaggio del cervello al telespettatore e modificando l’oggettiva realtà, i secondi fanno semplicemente il loro lavoro senza pretesa alcuna.

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6 COMMENTS

  1. Concordo pienamente (vedi alla voce Zoo di 105 🙂 )
    Ci sono poi dei discorsi collaterali da aggiungere: quando si “ride”, si può e si deve poter ridere di TUTTO.
    Quando invece si decide di insultare ovvero scendere in guerra, allora bisogna avere delle motivazioni valide e, quindi, si valuta cosa è giusto e cosa no…

  2. Concordo pienamente (vedi alla voce Zoo di 105 🙂 )
    Ci sono poi dei discorsi collaterali da aggiungere: quando si “ride”, si può e si deve poter ridere di TUTTO.
    Quando invece si decide di insultare ovvero scendere in guerra, allora bisogna avere delle motivazioni valide e, quindi, si valuta cosa è giusto e cosa no…

  3. Concordo pienamente (vedi alla voce Zoo di 105 🙂 )

    Ci sono poi dei discorsi collaterali da aggiungere: quando si “ride”, si può e si deve poter ridere di TUTTO.
    Quando invece si decide di insultare ovvero scendere in guerra, allora bisogna avere delle motivazioni valide e, quindi, si valuta cosa è giusto e cosa no…

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