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martedì, 23 Aprile, 2024

CRISI GRECO-TURCA: L’EUROPA BATTA UN COLPO Mentre in Italia discutiamo di cazzate, Macron schiera la flotta

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di Roberto Donghi

Atalanta, i furbetti dei 600 ed altre banalità: la politica italiana non sa fare altro persino quando, a qualche lega nautica dalle nostre coste, si consuma l’ennesima provocazione del governo più canaglia di tutti: quello turco.

Dopo aver ricattato l’Unione Europea sul tema migranti intascando lauti compensi senza che i flussi fossero realmente interrotti e dopo aver proclamato la dissoluzione della repubblica laica di Atatürk in nome di un neo-ottomanesimo, Erdogan spinge ancora più in là le sue provocazioni a danni dell’Ue e lo fa colpendo un’area storicamente sensibile: le isole greche al largo del continente. Da qualche giorno, infatti, navi turche sono state inviate nel Mar Egeo per una missione esplorativa su possibili giacimenti; parliamo della Oruc Reis accompagnata da altre navi da guerra.

Il governo greco ha chiesto l’immediata convocazione di un tavolo europeo per discutere della cosa e la risposta è stata “Va bene, tra una settimana”; è proprio questa Unione Europea la grande assente. Debole, separata dagli interessi nazionali e con la Germania che ammicca ad Erdogan, ha perso una buona occasione per incidere sensibilmente nello scenario globale, continuando con una politica di tacito appeasement che ha finito per logorare nel tempo i valori sui quali è stata fondata.  Mentre navi turche scorrazzano senza problemi in acque greche, peraltro esplorando aree già assegnate a compagnie europee (Eni e Total), l’Unione si tiene libera la settimana di Ferragosto, rimandando azioni che dovrebbero essere decise e tempestive.

Di tutt’altro avviso è stato invece il presidente francese Emmanuel Macron, unico tra tutti i capi di stato europei a svolgere ancora il proprio mestiere. Nella serata di ieri, infatti, il presidente ha deciso di intervenire nell’attesa della convocazione del tavolo diplomatico, schierando forze maggiori nel Mediterraneo orientale. Una chiara scelta di campo che emargina ancora di più la posizione turca all’interno della NATO, organizzazione nella quale è oramai inevitabile discutere sulla permanenza di Ankara.

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