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venerdì, 19 Aprile, 2024

CASO DE SANTIS. Quando la ragione è di chi piange di più.

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Premessa: si parla del caso che ha visto coinvolti due tifosi nel Maggio scorso. Uno dei due, Napoletano, è morto dopo due mesi di agonia. L’altro, Romanista, è indagato per omicidio. I fatti di quel giorno ricordano tanti week end di ordinaria follia, una partita, dei tifosi Romanisti che lanciano petardi contro un pullman di tifosi Partenopei. I rivali che inseguono gli assalitori. Poi succedono alcune cose. C’è un morto, l’assassino viene ricoverato. E parte la solita rabbia cieca dei media, che hanno bisogno di vittime e mostri per campare. Quello che non gli serve, anzi di cui fanno volentieri a meno è la verità.

Innanzitutto, il tifoso Napoletano viene presentato come un Santo. La sua famiglia come una congrega di devoti. Si parla di follia del Romanista. Di un pistolero. Di un fascista, perchè il mostro fascista è sempre rassicurante, fa capire subito che non è come “te”, brava persona dei salotti buoni. Il morituro è un proletario, uno che non c’entrava. Nu bravo quaglione. E giù lacrime ovunque, a lavare via i peccati e la Verità con essi. De Santis, che. lo ricordiamo, ha comunque aggredito un pullman e girava armato, viene sbattuto nei gironi più profondi dell’Inferno.

Poi la polvere cala ed iniziano le indagini serie. La prima perizia stabilisce alcune piccole circostanza che la D’Urso e con lei tutto il baraccone mediatico, avevano trascurato. Primo, De Santis spara mentre è a terra. Circondato. Sanguinante. Probabilmente terrorizzato. Sì, sarà anche un mostro, ma è un mostro circondato da un branco. Un branco di Bravi Quaglioni, ma sempre un branco. Poi si scopre che sul berretto della vittima c’è del sangue. Sangue di mostro. Quindi non è che il pistolero avesse sparato a distanza di sicurezza. E qui, magari, passiamo al concorso di colpa. Il problema è che non è finita.

Nella perizia qualcuno si è dimenticato di un altro piccolissimo dettaglio: il De Santis ha ricevuto quattro coltellate all’addome. Quattro. Ma al Gemelli nessuno le ha refertate. Andavano di fretta. Se ne sono accorti a Rieti. Ma nessuno ha informato i periti. Ci hanno dovuto pensare i difensori. Qualcosa pareva sfuggito… Non so come si concluderà la vicenda giudiziaria, ma secondo me questa è legittima difesa da manuale. Il resto è contorno che serve solo a dimostrare come i media, ormai abbiano il complesso della prefica: più gente piange più santo è il morto. Inviterei a rifletterci quello che difendono tutt’ora Bifolco e quelli che accusano il Carabiniere. Fra sei emsi potreste scoprire di aver detto un sacco di boiate.

Luca Rampazzo

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