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venerdì, 19 Aprile, 2024

Coronavirus e scuole: rischio disastro per l’ambiente.

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di Veronica Graf

Dalle mascherine monouso all’utilizzo eccessivo dei disinfettanti, dalla sicurezza degli edifici all’efficientamento energetico: tutte le incognite dell’anno scolastico 2020/2021.

Sono ancora molte le incertezze e i nodi non risolti che riguardano la gestione delle classi in relazione all’emergenza Covid, la sostenibilità ambientale e strutturale degli edifici. Secondo Legambiente sono quattro i grandi nodi da affrontare se davvero si vogliono scuole più green, sostenibili e sicure: il cantiere dell’edilizia scolastica e il tema dell’efficientamento energetico su cui occorre indirizzare una parte dei fondi del Recovery fund, gli spazi scolastici da riqualificare e i servizi da potenziare come ad esempio il tempo pieno e le mense, incentivando la mobilità sostenibile rafforzando ad esempio i collegamenti ciclabili e pedonali casa-scuola.

In realtà ci si accorge che le misure anti-contagio rischiano di trasformarsi in un vero e proprio disastro per l’ambiente. Il commissario speciale per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri ha annunciato l’intenzione di fornire 11 milioni di dispositivi di protezione agli istituti italiani con misure e taglie differenti a seconda dell’età. Tradotto in numeri, significa 44 tonnellate mascherine usa e getta da smaltire attraverso l’incenerimento, in quanto tali dispositivi non sono riciclabili. Gli ambientalisti da più parti hanno chiesto al Cts di fornire 11 milioni di mascherine riutilizzabili certificate anziché mascherine monouso. Ciò ridurrebbe sensibilmente la quantità di rifiuti prodotti. Anche Legambiente è intervenuta sulla questione dell’utilizzo della mascherina chirurgica monouso a scuola, definendola una “decisione senza senso, in quanto occorre fornire agli studenti le mascherine riutilizzabili certificate sollecitandoli e invogliandoli a utilizzare le lavabili per ridurre il quantitativo di usa e getta che circola nel Paese, e garantendo comunque la tutela della salute”.

La necessità di sanificare gli ambienti e di curare maggiormente l’igiene personale attraverso il lavaggio frequente delle mani porterà a un sensibile aumento dell’utilizzo di prodotti disinfettanti a base di alcol e candeggina, di saponi e gel igienizzanti per le mani, di salviettine umidificate. Prodotti tutti che, attraverso gli scarichi o i cassonetti, saranno dispersi nell’ambiente producendo inquinamento.

Alle situazioni contingenti dettate dalla necessità di arginare il contagio da coronavirus, si affianca una situazione strutturale per niente felice. “Auspichiamo – dichiara Vanessa Pallucchi, vicepresidente di Legambiente – che parte dei fondi del Recovery Fund vengano indirizzati in primis sulla messa in sicurezza e l’efficientamento energetico degli edifici, la rigenerazione degli spazi educativi e la qualità e estensione dei servizi scolastici, senza tralasciare la possibilità di sostenere processi di economia circolare sulla questione banchi e mascherine. Inoltre la dovuta prevenzione del rischio Covid sia da stimolo per concepire una scuola diversa, di prossimità, di piccoli gruppi in presenza senza togliere la dimensione comunitaria che anche la didattica a distanza può contribuire ad accrescere se gestita in maniera attiva da parte degli studenti”.

Altro grande tema riguarda gli spazi scolastici da riqualificare, i trasporti e i servizi da potenziare. Tra gli altri dati raccolti invece dall’Osservatorio Ecosistema Scuola emerge che il 46% degli edifici scolastici dispone di strutture per lo sport, tra palestre e impianti sportivi all’aperto; il 32,2% hanno strutture sportive che vengono aperte al pubblico in orario extrascolastico. Il 63,9% degli edifici dispongono di giardini o aree verdi fruibili.

Anche su questi tre fronti – spazi, servizi scolastici e trasporti – Legambiente chiede massima attenzione in termini di sostenibilità ad esempio prestando attenzione alla questione mense e lunch box dove si rischia di aumentare l’utilizzo di prodotti usa e getta e di conseguenza di generare rifiuti di plastica, ed infine potenziando la mobilità sostenibile al fine di scongiurare un utilizzo in massa dell’auto privata.

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