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venerdì, 29 Marzo, 2024

Bullismo: intervista a Fabio Roia

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Fabio Roia, Presidente di Sezione al Tribunale di Milano, ci concede una breve ma interessante intervista riguardo al fenomeno del bullismo.
Il bullismo è oramai un fenomeno molto diffuso. Prende il suo nome dal termine inglese “bullying” e racchiude tutti i comportamenti che qualcuno attua, anche verbalmente, su una vittima. E’ solito confonderlo con normali comportamenti conflittuali tra coetanei, ma non è così. Il bullismo è un problema che coinvolge la vittima e tutto il mondo attorno alla vittima: contesto familiare, scolastico e altri contesti educativi. Viene creato quindi un clima di insicurezza, viene meno la serenità del gruppo e così viene minacciata la qualità della vita di tutte le persone coinvolte.
Vediamo quindi cosa ci dice il Giudice Fabio Roia.
1) Il fenomenoNuvola-bullismo-3 del bullismo: bulli si nasce o si diventa?
Non si può parlare di una propensione lombrosiana al bullismo ma di condizioni familiari, caratterizzate magari da una superficialità degli adulti nelle relazioni o nel controllo educativo del minore, e sociali (compagnie, mancanza di tensione verso la legalità) che favoriscono i cattivi modelli. Bulli, in sostanza, si diventa.
2) L’ambito del bullismo in passato riguardava l’ambito maschile, oggi invece è molto diffuso anche in quello femminile. Secondo lei questo cambiamento a cosa è dovuto?
Paradossalmente può essere un fenomeno positivo sul piano della parificazione di genere ma non certamente su quello del contenimento del fenomeno. Le ragazze bulle evidenziano apparentemente forza al pari dei maschi ma, come loro, nascondono profonde crepe sul piano dell’autostima e della maturazione. Si tratta di una evoluzione negativa dell’emancipazione che fortunatamente è in essere nella società per la donna.
3) Qual’è la differenza tra bullismo maschile e bullismo femminile?
Non ci sono tratti sostanziali di differenza se non nelle singole manifestazioni violente. Normalmente infatti il bullismo sessuale è praticato in via esclusiva dai maschi perchè, in questo senso, la donna costituisce ancora un oggetto, una res nella diffusa (sub) cultura maschile. L’aggressione verbale e psicologica risulta invece molto più trasversale fra i due generi.
4) Lei crede che la pena possa essere una risposta sufficiente per combattere il bullismo, oppure crede che ci sia bisogno di attivare altri percorsi?
La pena non può mai essere una risposta sufficiente in tutti i fenomeni devianti di natura criminale della nostra società. E’ una risposta necessaria ma non sufficiente. Occorre infatti intervenire fortemente sul piano della prevenzione c.d. primaria finalizzata cioè ad educare i  ragazzi, fino dalla preadolescenza, al rispetto delle diversità in generale. Siano esse di genere, di razza, di religione, di abilità o di altro.
5) Ritiene che il bullismo sia un fenomeno di gruppo o che possa essere un fenomeno di un singolo?
Il gruppo, o  branco perchè il termine rende meglio l’idea della forza collettiva, favorisce sempre l’azione violenta perchè il singolo si autoalimenta dal compiacimento degli altri partecipi. Il bullo singolo è più un soggetto che utilizza la Rete per aggredire. Il WEB infatti nasconde e fa sentire più forti mentre la vittima diventa più vulnerabile. Anche questa è, alla fine, una dimostrazione di fragilità.
6) Si è bulli da soli o in tanti?
Si diventa bulli da soli ma poi in tanti si cresce nel bullismo. Il gruppo rende più forti.
7) Nella contemporaneità si crede, grazie anche ai media, che il bullismo sia solo un problema giovanile. Possono esistere, a parer suo, anche forme di bullismo senile? Se sì, quali sono?
Noi usiamo il termine bullismo in maniera troppo leggera. A volte parliamo infatti di veri propri crimini commessi da minorenni che trovano nelle leggi degli adulti le risposte sanzionatorie. Il linguaggio è molto importante. Ci sono forme di bullismo che sono rapine, estorsioni, violenze sessuali e che derivano dalla assenza di consapevolezza della gravità di queste condotte da parte di chi le commette. Consapevolezza che negli adulti è più difficile non trovare. Se non altro per un fatto di anagrafe e di esperienza.
8) Secondo lei esiste una connessione tra il mondo del bullismo e quello della droga?
Può essere che qualche bullo sia utilizzato come piccolo spacciatore terminale per vendere droga nelle scuole o nei luoghi limitrofi ma non vedrei l’esistenza di un legame organico e stabile.
9) Qual’è il messaggio che lei vuole dare a tutti coloro che ci leggono?
Di non sottovalutare il bullismo credendo che siano ragazzate e che capitino soprattutto, e sempre, agli altri. Bisogna essere consapevoli, a partire dai genitori ed in genere dagli adulti, che le condotte dei figli minori possono creare gravi danni a chi le subisce ed anche a chi le commette. Parliamo di vite rovinate e di traumi insanabili. La sottovalutazione del fenomeno tende ad alimentare il fenomeno stesso. Bisogna conoscere, comprendere ed intervenire.
Beastar-Bullismo
Il bullismo spezza i rami più belli che un ragazzo o una ragazza possiede. Poi il tempo passa e nasce un fiore nuovo. Chi non si arrende vince sempre, il futuro che aspetta non lo si può deludere.

Antonella Notaro

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