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giovedì, 28 Marzo, 2024

AUTOSTRADE, DOVE CORRONO I MILIARDI

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di Mario Alberto Marchi

Dunque ci sono i sovranisti radicali, per i quali infrastrutture come la rete autostradale non devono essere sul mercato. Per motivi politicamente opposti, ma col medesimo risultato finale, ci sono i comunisti del casello, fautori della statalizzazione ideologizzata. Sul fronte opposto, i tifosi del libero mercato che non pongono freni alla presenza dei privati. In mezzo, le solite 100 sfumature della politica, tra le quali ora svetta la bozza (perchè ancora di bozza si tratta) di accordo per l’uscita dei Benetton da Autostrade Per l’Italia.

Come spesso accade, dietro ai proclami, alle tensioni, agli appetiti, bisogna chiedersi dove stiano gli interessi; in questo caso, quanto valga il business delle autostrade. Sul fatto che valga la pena infilarsi in un affare complicato che impone di avere rapporti – ancora più complicati – con lo Stato, non ci sono dubbi, visto che ci sono in campo ben 25 gestori, compreso quello della nuova Pedemontana Veneta. Autostrade per l’Italia ha in concessione la maggior quota di autostrade del Paese: 2.854,60 km; in tutto la rete è di oltre 6000 chilometri. La parte prevalente è stata realizzata dallo Stato e poi affidata ai privati nella gestione. Una pratica abbandonata negli ultimi tempi, per lasciare anche la costruzione a carico del concessionario, che poi si rifarà nel corso degli anni, incassando i pedaggi. In media, il 2,4% dei pedaggi, al netto dell’Iva, finisce allo Stato.

Tradotto in soldi, quanto vale il business? Autostrade per l’Italia realizza in media tra i 3,5 e i 4,00 milioni di ricavi all’anno. Tutta la rete, nel corso della durata delle varie concessioni (che ovviamente non sono iniziate e non finiranno tutte nello stesso momento), avrà fruttato la bellezza di quasi 20 miliardi distribuiti agli azionisti nel corso degli anni, con una cassa finale di circa altri 12 miliardi. Autostrade per l’Italia, alla fine del 2038, quando scadrà la concessione, secondo il contratto originario, avrà distribuito ai suoi soci 14 miliardi di dividendi, più altri 9 di liquidità che verranno a loro volta divisi, per restituire la concessione svuotata da ogni valore economico.

Con vari cambiamenti nelle partecipazioni, i Benetton sono presenti nella società, fin dalla sua origine, nel 1999, quando Iri privatizzò la rete, ma il calcolo dei guadagni va fatto iniziare nel 2008, data di rinnovo della concessione attualmente in atto.

Tra dividendi e valore di quote cedute, la famiglia veneta, di miliardi ne ha già visti arrivare sui suoi conti; difficile dire quanti, ma di scuro ben più dei 3 o 4 che pare si stia impegnando a pagare come indennizzo allo Stato.

Insomma, le questioni di principio, ai proclami, corrono su 6000 chilometri, più che di asfalto, coperti d’oro.

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