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venerdì, 19 Aprile, 2024

Armani vs Fast Fashion: è guerra

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di Stefano Sannino 

Avevamo già parlato della lettera accorata che Giorgio Armani scrisse al mondo della moda, in seguito all’emergenza COVID-19 per invitare i concorrenti ad un rallentamento ed ad una responsabilizzazione maggiore della filiera produttiva in merito all’impatto che questa stessa ha sull’ambiente.

Ma Re Giorgio non è un uomo di sole parole: ieri ha annunciato infatti che, nel calendario delle sue prossime sfilate porterà la sua collezione di Alta Moda (Armani Privè) a Milano, anziché l’usuale Parigi.
 seguito all’emergenza COVID-19 per invitare i concorrenti ad un rallentamento ed ad una responsabilizzazione maggiore della filiera produttiva in merito all’impatto che questa stessa ha sull’ambiente.

Per quanto riguarda invece le sfilate di Settembre, era già stato annunciato durante la fase 1 dell’emergenza dalla Camera della Moda, che le sfilate uomo di giugno sarebbero state accorpate a quelle donna di settembre, così da creare un unico evento per entrambe le collezioni.

Sebbene, de facto, le modalità in cui gli eventi di settembre si svolgeranno non sono ancora note, questo accorpamento avrà un notevole impatto sulla filiera della moda, che sarà costretta a rallentare non solo la sua filiera produttiva, ma anche l’altissimo numero di collezioni (circa 6 all’anno) che attualmente vengono presentate da ogni marchio.

Alla lettera di Giorgio Armani pare che il Fashion System abbia risposto molto positivamente: diversi stilisti hanno annunciato la loro solidarietà verso la proposta dello stilista milanese, dichiarando di essere molto ben disposti verso un eventuale rallentamento della loro produzione ed anche verso una diminuzione delle collezioni presentate.

La tendenza che si era creata negli ultimi anni da parte dei Brand Globali di Alta moda, era proprio quella di imitare le stagionalità dei sistemi di fast fashion come Zara o H&M, aumentando le collezioni di ready-to-wear e di conseguenza, aumentando anche l’impatto ambientale e sociale che ogni brand aveva sull’ambiente: produrre più collezioni, non sono estranea lo stilista dal mondo in cui vive, portandolo a progettare due stagionalità in avanti rispetto al periodo in cui poi realmente egli si trova, ma porta anche tutta la filiera produttiva della sua azienda ad aumentare la produzione di massa, con conseguente impatto ambientale maggiore.

Forse questo è uno dei motivi che ha spinto Giorgio Armani a riaprire i suoi Atelier di Sartoria nel mese di Giugno, rendendo disponibile alle clienti ed ai clienti più affezionati un grandissimo repertorio di modelli sartoriali, che questi potranno poi modificare per avere il loro abito su misura e a proprio gusto.

È necessario, oggi, che la moda si renda conto di quanto la sartoria possa essere il metodo più conveniente per ridare quel lustro che forse si è perso negli anni con la commercializzazione di linee più accessibili e semplici, le quali però a fronte di una accessibilità maggiore a più fasce della popolazione, hanno anche un impatto ambientale maggiore.

Insomma, assisteremo davvero ad un ritorno della sartoria, a discapito del ready-to-wear?

Dare una risposta a questa domanda non è semplice, quel che è certo però è che  oggi la moda ha la necessità di reinventarsi, di riscoprire la sua tradizione secolare e di opporsi ai grandi marchi di fast fashion che hanno preferito il profitto all’arte; e pare proprio che Giorgio Armani sia pronto a combattere questa battaglia.

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