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giovedì, 28 Marzo, 2024

20 novembre: giorno della memoria transessuale e transgender

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Ieri, 20 novembre, era il giorno del TDOR, ovvero il Transgender Day Of Remembrance, il giorno in cui si ricordano le vittime della violenza transfobica. Ogni anno sono centinaia le persone transessuali e transgender che vengono uccise, spesso dai loro stessi famigliari, a causa del pregiudizio verso la diversità che ancora è diffusissimo nella società moderna. La maglia nera della transfobia, per quanto riguarda il numero di vittime, spetta al Brasile, ma anche il nostro Paese non può certo andare orgoglioso di sé, visto che all’Italia spetta il titolo di Paese più transfobico d’Europa.

A Milano, presso la “Casa dei diritti” di via Edmondo de Amicis, si è tenuto ieri sera un incontro per celebrare il TDOR organizzato dal “Circolo

Da sinistra: Laura Caruso, Monica Romano, Nathan Bonnì, Gianmarco Negri.
Da sinistra: Laura Caruso, Monica Romano, Nathan Bonnì, Gianmarco Negri.

culturale TBGL Harvey Milk”.

Al tavolo degli oratori sedevano la dottoressa Laura Caruso, insegnante di economia presso banche, assicurazioni, aziende commerciali, istituti di formazione, la dottoressa Monica Romano, responsabile dell’amministrazione del personale in uno studio di consulenza del lavoro, il dottor Gianmarco Negri, avvocato presso l’omonimo studio di cui è titolare e il dottor Nathan Bonnì, presidente del circolo Milk.

Gli interventi si sono diretti verso la trattazione della transfobia, basandosi soprattutto sull’esperienza personale.

Monica Romano, moderatrice dell’incontro, ha introdotto il tema e illustrato le attività del Circolo Milk per le persone transessuali e transgender e ha ricordato come tali attività siano importanti in un Paese in cui anche i media dimostrano una totale mancanza di rispetto verso le persone transgender e transessuali, parlando di loro con il genere e il nome anagrafico, per esempio, invece che con quello d’elezione e collegando sempre la transessualità e il transgenderismo ad ambienti degradati e criminali.

Laura Caruso ha fatto notare come la transfobia non sia fatta solo di omicidi e violenze gravi, eclatanti, ma di tante piccole cose, di tanti piccoli rifiuti sociali, di battutine e discriminazioni che singolarmente sembrano cose piccole, a cui non far caso, ma che nell’insieme possono far male quanto una pallottola. I tanti, troppi, suicidi di persone transessuali o transgender sono in tal senso definibili come omicidi a sfondo transfobico, perché anche se l’atto finale l’hanno compiuto le vittime, la causa è l’insieme delle tante, più o meno piccole, violenze.

Gianmarco Negri ha invece sottolineato la necessità di raccontare le proprie esperienze alle persone esterne all’ambiente glbt, spiegando la realtà delle persone transessuali e transgender, perché diffondendo informazione si può sconfiggere il pregiudizio.

Infine, Nathan Bonnì ha letto delle frasi transfobiche tratte dai commenti e dai messaggi ricevuti sui social network, facendo notare come ancora ci sia transfobia perfino all’interno del mondo glbt. Molte persone omosessuali hanno infatti dei pregiudizi nei confronti delle persone transgender e transessuali e tendono a discriminarle, a non accettare la loro situazione. È recente la notizia di una campagna volta a eliminare la “T” dalla sigla glbt, lanciata negli USA da un anonimo, con l’intenzione di escludere le persone transessuali e transgender dalle campagne per i diritti e dalla comunità glbt. La scusa sarebbe la differenza tra le istanze degli omosessuali, basate sull’orientamento sessuale, e quelle di transessuali e transgender basate sull’identità di genere. Tale scusa non regge, però, davanti alla realtà. Le due tematiche sono in realtà incrociate fra loro, visto e considerato che tutti hanno un’identità di genere e un orientamento sessuale, i quali si incrociano e uniscono nei modi più vari e meno scontati. Esistono persone transessuali e transgender omosessuali, così come esistono persone omosessuali la cui identità di genere non è così certa e corrispondente ai canoni sociali come certi attivisti vorrebbero far credere.

Un momento della cerimonia in ricordo delle vittime di transfobia.
Un momento della cerimonia in ricordo delle vittime di transfobia.

Dopo gli interventi degli oratori, si è tenuta una cerimonia di commemorazione delle vittime. I nomi di ottanta vittime sono stati letti dalle persone in sala e a ogni nome è stata accesa una candela fino a formare la scritta luminosa TDOR. Sono state molte le persone, transessuali, transgender, ma anche cisgender (non transgender) solidali con la comunità T, ad alzarsi per leggere il nome di una vittima e accendere una candela.

La serata di ieri ha dimostrato, con la presenza e la partecipazione di parecchie persone, la speranza di superare il pregiudizio e la violenza che ne deriva per costruire un mondo migliore dove tutti possano vivere la propria vita senza divenire vittime di violenza.

Concludo con la speranza che la giornata del TDOR divenga presto solo la celebrazione delle vittime di un tempo lontano e buio, e che non si debba più sentir parlare di persone uccise a causa della loro identità di genere.

Enrico Proserpio

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